Un attacco hacker alle auto senza pilota del futuro, connesse a Internet, paralizzerebbe un'intera città. Una simulazione fatta per la città di New York dimostra come, anche un'offensiva su piccola scala che coinvolgesse appena il 10% dei veicoli, manderebbe il traffico in tilt. Lo studio, guidato dall'Istituto di Tecnologia della Georgia, sarà presentato questa settimana al Convegno della Società Americana di Fisica, a Boston.
"I rischi futuri delle auto a guida autonoma sono, ad oggi, in larga parte ancora sconosciuti", commenta all'ANSA Andrea Bertolini, ricercatore ed esperto in diritto della robotica alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. "Le tecnologie - prosegue - non vanno idealizzate, non risolvono tutti i problemi. Ogni nuova tecnologia elimina delle vulnerabilità, che in questo caso è l'elemento umano, ma ne introduce inevitabilmente di nuove, anche perché non sappiamo dove ci porteranno i progressi tecnologici. Basti pensare al possibile rischio di attentati con veicoli senza pilota".
Da sinistra: senza attacchi hacker le reti stradali sono connesse; strade bloccate nel caso di un attacco hacker al 10% dei veicoli autonomi; strade bloccate con il 20% delle auto sotto attacco (fonte: Skanda Vivek/ Georgia Tech)
I ricercatori guidati da Skanda Vivek hanno usato un approccio matematico basato su analisi statistiche per valutare i possibili scenari in una grande metropoli come New York, ma sono anche andati oltre: la ricerca ha permesso di sviluppare una strategia di contenimento dei rischi. "Se le auto connesse ad una stessa rete fossero non più del 5%, la possibilità di effetti pesanti sul traffico sarebbe molto più bassa", dice Vivek.
"Un hacker con cattive intenzioni dovrebbe effettuare più attacchi simultanei - aggiunge - cosa che è meno probabile". "I veicoli autonomi connessi sono il futuro", afferma Vivek. "Hanno un incredibile potenziale che avrebbe un impatto positivo sull'economia, sull'ambiente e anche sul benessere psicologico di chi affronta tutti i giorni il traffico congestionato. Il nostro lavoro non vuole opporsi al futuro delle auto senza pilota - continua il ricercatore - quanto piuttosto identificare e quantificare i rischi che esse portano e aiutare a trovare soluzioni prima della loro diffusione".
"Purtroppo la regolazione, soprattutto nel campo delle auto autonome, non è una battaglia ma una guerra", spiega ancora Andrea Bertolini. "Le soluzioni proposte oggi potrebbero essere adeguate, ma gli sviluppi futuri potrebbero renderle obsolete. Si tratta quindi di soluzioni non definitive - conclude - che vanno ripensate man mano che la tecnologia va avanti".