Il terremoto di magnitudo 4.9 del 26 dicembre 2018 sul fianco orientale dell'Etna, con una profondità inferiore a un chilometro, è stato l'evento di maggiore energia registrato negli ultimi 70 anni sul vulcano attivo più alto d'Europa. La superficialità dell'evento ha causato la rottura della faglia di Fiandaca per circa otto chilometri, da Acicatena sino a Monte Ilice, anche con la mobilizzazione di alcune strutture minori adiacenti. E' quanto emerge dagli esami eseguiti dal gruppo operativo di emergenza Emergeo, dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
Sono stati raccolti e catalogati quasi 900 punti di osservazione lungo la faglia. Per ciascun punto, oltre alla documentazione fotografica, sono state misurate le caratteristiche geometriche e cinematiche della rottura. Per ricostruire le deformazioni sul fianco del vulcano sono state eseguite anche riprese aeree con un drone.
Le faglie attive nel basso versante sud-orientale dellEtna (da Azzaro et al., 2012) e in viola larea studiata da EMERGEO dal 26/12/2018 al 18/01/2019 (fonte: INGV)
Le rotture attraversano sia rilevati stradali e manufatti che suolo agrario e mostrano spostamenti che raggiungono anche 30 centimetri in orizzontale. La scossa ha prodotto danni molto gravi nell'area dell'epicentro e la zona maggiormente colpita si trova tra Fleri e Pennisi, in corrispondenza della fagliazione superficiale e nelle aree adiacenti. Per fagliazione superficiale si intendono le deformazioni che si formano per la propagazione della rottura sul piano di faglia dalla profondità alla superficie e quindi rappresentano l'evidenza in superficie della faglia.
Fenomeni come questi di solito sono evidenti quando i terremoti hanno un'energia prossima o maggiore a magnitudo 6.0, ma nelle zone vulcaniche sono già presenti con sismi di magnitudo 3.5. La faglia di Fiandaca, lunga 13 chilometri, è nota tra gli studiosi, anche se l'evidenza geomorfologica della sua traccia non è molto chiara perché è frequentemente sepolta e "nascosta" da antiche colate laviche etnee (prevalentemente da quelle del 1329 e del 1030) e ha già manifestato effetti di fagliazione superficiale, come per esempio durante i terremoti del 1894 e 1984.
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