Lunedì 23 Dicembre 2024

Nelle rocce terrestri l'impronta del caos del Sistema Solare

Allineamento con la Luna di Marte (in basso a sinistra) e Venere. Dipinto di Paul Olsen ispirato a una foto dell’astronauta Scott Kelly - © ANSA
Analisi degli strati di sedimenti di un lago di 200.000 anni fa (fonte: LIDAR image, US Geological Survey; digital colorization by Paul Olsen) - © ANSA

La Terra porta 'sottopelle' l'impronta del caos del Sistema solare: analizzando antichi sedimenti lacustri è infatti possibile ricostruire i movimenti dei pianeti del Sistema solare degli ultimi 200 milioni di anni e il loro impatto sul clima. A collaudare questa sorta di 'planetario di pietra' è uno studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas) da un gruppo internazionale di ricerca guidato dal geologo Paul Olsen della Columbia University con la partecipazione di Jacques Laskar, astronomo dell'Osservatorio di Parigi tra i maggiori esperti al mondo di meccanica celeste.

Da tempo si ipotizza che le variazioni periodiche del clima possano essere ricondotte a cambiamenti ciclici dell'irradiazione solare: a causarli sarebbero variazioni della rotazione terrestre, dell'eccentricità dell'orbita e del suo orientamento verso il Sole, tutti movimenti lentissimi dovuti alla perturbazione generata dagli altri pianeti del Sistema solare. Finora i ricercatori erano riusciti a ricostruire i moti relativi dei pianeti e il loro impatto sul clima risalendo fino a 60 milioni di anni fa: un batter d'occhio rispetto ai 4,5 miliardi di anni della Terra.


Analisi degli strati di sedimenti di un lago di 200.000 anni fa (fonte: LIDAR image, US Geological Survey; digital colorization by Paul Olsen)

A 'spalancare' ancora di più questa finestra temporale sono ora degli antichi sedimenti lacustri prelevati in Arizona e New Jersey: veri e propri 'metronomi' geologici, scandiscono la periodicità di queste variazioni del passato permettendo di estrapolare i cambiamenti avvenuti nel lungo periodo nelle orbite di Giove, Mercurio, Venere e Marte, i corpi celesti che influiscono maggiormente sull'orbita terrestre.

"Poter ricostruire la situazione orbitale fino a 200 milioni di anni fa allarga i nostri orizzonti permettendoci di capire meglio la storia del Sistema solare", spiega Giovanni Valsecchi dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). "Si tratta di una scala temporale su cui avvengono molti fenomeni, ad esempio il Sole completa un giro della galassia: sarà sicuramente di grande stimolo per nuove ricerche che ancora non immaginiamo".

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