Anche gli scimpanzé sono vittime della globalizzazione. Costretti in habitat ridotti e sui quali ha un impatto sempre maggiore la presenza dell'uomo, stanno perdendo molte tradizioni culturali tramandate nei loro gruppi, come l'uso di strumenti per raccogliere termiti, formiche, alghe e miele. Lo dimostra lo studio più vasto mai condotto su questo tema, basato su dati relativi a 144 comunità di scimpanzé che vivono in 15 Paesi africani. Pubblicata sulla rivista Science, la scoperta è frutto di uno studio internazionale guidato da Ammie Kalan e Hjalmar Kühl, dell'Istituto Max Planck di antropologia evolutiva a Lipsia. Vi partecipano anche gli italiani Mattia Bessone, Giovanna Maretti, Sergio Marrocoli, che lavorano al Max Planck.
Rispetto ad altri animali, gli scimpanzé hanno comportamenti diversi tra un gruppo e l'altro. Questo perché gli scimpanzé, come l'uomo, acquisiscono informazioni dalla loro società, cioè imparano a fare alcune cose sulla base di come viene fatto da altri membri del loro gruppo.
I ricercatori hanno raccolto dati su 31 di queste tradizioni culturali degli scimpanzé e le hanno studiate rispetto all'impatto dell'uomo sull'habitat in cui vivono, come la densità della popolazione umana, la presenza di strade e deforestazione. "L'analisi ha rivelato che gli scimpanzé che vivono in habitat dove è maggiore la presenza dell'impatto umano hanno perso alcune tradizioni", rileva Kalan. In media, "la diversità dei comportamenti degli scimpanzé si è ridotta dell'88% quando l'impatto umano era più alto rispetto alle località con il minore impatto umano".
Questo, secondo lo studio, è accaduto perché il degrado degli habitat e l'esaurimento delle risorse possono ridurre le opportunità di apprendimento sociale e quindi impedire il trasferimento delle tradizioni da una generazione all'altra.
Questa perdita mette a rischio la specie e di conseguenza, rileva Kühl "le strategie per la sua conservazione dovrebbero includere anche la protezione di queste tradizioni".