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I cristalli delle tempeste di Nettuno

Sono i cristalli di metano a rendere così brillanti alcune tempeste su Nettuno, plasmate dai venti e con una vita media di circa sei anni. È quanto emerge dall’analisi delle ultime immagini del pianeta scattate dal telescopio spaziale Hubble. I nuovi dati, pubblicati sulle riviste Geophysical Research Letters e The Astronomical Journal, aiuteranno gli scienziati a studiare i pianeti esterni al Sistema Solare.

Le immagini sono state scattate alla fine del 2018, ma la loro analisi è stata completata solo alcuni mesi dopo. Unite a quelle storiche della sonda Voyager 2, la prima a visitare Nettuno nel 1989, forniscono maggiori dettagli ad esempio sulle cosiddette grandi macchie scure. Si tratta di perturbazioni più estese del diametro della Terra, che possono allungarsi fino a 13.000 chilometri.


Le tempeste di Nettuno fotografate dal telescopio Hubble (a sinistra), e dalla sonda Voyager 2 (fonte: NASA/ESA/GSFC/JPL)

 

Le nuove immagini di Hubble mostrano, a sorpresa, che una di questa grandi tempeste immortalate da Voyager 2, è nel tempo sparita. “Ne siamo rimasti stupiti, perché siamo abituati a vedere un’altra tempesta, la grande macchia rossa di Giove, che presumibilmente è lì da più di cento anni”, ha spiegato la planetologa Amy Simon, del Centro spaziale Goddard della Nasa.

Gli studiosi della Nasa hanno, quindi, messo a punto simulazioni al computer per indagare sulla curiosa scomparsa della tempesta su Nettuno. Al posto di quest’ultima, le nuove immagini di Hubble mostrano infatti molte piccole nuvole bianche, dovute alla presenza di cristalli di metano. La loro ipotesi è che la scomparsa delle macchie scure sia legata a forti venti, che soffiano a circa 100 metri al secondo, regolando il ciclo delle tempeste. La loro vita media, secondo la Nasa, sarebbe di circa sei anni.

“Ci vorranno ulteriori studi per capire in dettaglio come cambiano i venti e le tempeste nel tempo, ma - ha concluso Simon - ogni volta che analizziamo nuove foto di Hubble, notiamo qualcosa di diverso da quello che ci aspettavamo”.

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