Lunedì 23 Dicembre 2024

Staminali coltivate in provetta per riparare l'olfatto

Le staminali dell’olfatto si differenziano in neuroni e cellule di supporto (fonte: Jim Schwob/Tufts University in Stem Cell Reports) - © ANSA

Coltivate per la prima volta in provetta delle cellule staminali capaci di rigenerare l'epitelio olfattivo del naso: l'esperimento, condotto per ora con cellule di topo, è un'importante prova di principio che apre alla possibilità di sviluppare nuove terapie di medicina rigenerativa per ripristinare il senso dell'olfatto alterato - o perfino cancellato - da invecchiamento, fumo, lesioni ed effetti collaterali di farmaci. A indicarlo è lo studio pubblicato sulla rivista Stem Cell Reports dai ricercatori della Tufts University nel Massachusetts.

L'epitelio olfattivo del naso contiene due tipi di staminali: le cellule basali globose (Gbc) e le cellule basali orizzontali (Hbc). Le prime, che producono nuove cellule per rimpiazzare quelle perse durante il normale turnover, possono già essere coltivate in provetta, mentre le seconde, che restano dormienti fino a quando l'epitelio olfattivo non viene danneggiato, sono sempre state molto difficili da crescere ed espandere in laboratorio. Per superare questo ostacolo, i ricercatori statunitensi hanno preso in prestito alcune tecniche di coltivazione già usate per le staminali del sistema respiratorio.

"Una volta stabilito che potevamo crescere le Hbc in laboratorio, ottenendo gli stessi marcatori molecolari presenti nelle cellule in vivo, abbiamo provato a vedere se potevano rigenerare il tessuto danneggiato come le Hbc presenti in vivo, e così è stato", racconta James Schwob, docente di biologia dello sviluppo alla Tufts University. "Le staminali Hbc coltivate in provetta rimanevano quiescenti come quelle in vivo, ma siamo riusciti ad attivarle per avviare il processo di differenziazione nei diversi tipi di cellule dell'epitelio olfattivo, giusto poco prima di trapiantarle nel tessuto danneggiato", aggiunge il primo autore dello studio, Jesse Peterson. Per 'accendere' le staminali è stato somministrato acido retinoico, che a sua volta ha sbloccato il 'freno' della proteina p63 che controlla il ciclo vitale delle cellule.

 

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