Gli allevatori di pesci australiani stanno agendo per contrastare la decimazione della popolazione dei pesci pagliaccio sulla Grande barriera corallina dopo che il lungometraggio della Pixar «Alla ricerca di Nemo» ha reso la specie un popolare animale domestico. Chiamato Caring for Clownfish, il programma condotto presso il Boyne Island Environmental Education Centre nel Queensland ha lo scopo di aiutare i pesci pagliaccio a riprodursi in cattività, in modo da poter ripopolare i negozi di animali, dove dal 2003 vengono sempre più richiesti come animale da compagnia.
«I pesci pagliaccio sono una specie che stabilisce strette relazioni simbiotiche con gli anemoni che crescono sui coralli oceanici. L’evoluzione dei pesci pagliaccio infatti li ha portati a sviluppare una particolare immunità ai prodotti tossici secreti dagli anemoni, nei quali i pesci possono rifugiarsi dai predatori. Gli anemoni traggono vantaggio da questa relazione perchè i pesciolini si nutrono delle alghe e dei detriti che si depositano sui tentacoli e inibirebbero la crescita della pianta», dichiara Michael Gabriel del Boyne Island Environmental Education Center in un’intervista per ABC News.
"Moltissime persone, volendo riempire i propri acquari con i pesci pagliaccio, hanno prelevato gli esemplari dalla barriera corallina, il loro habitat naturale, decimando la popolazione di pesci pagliaccio. Il 90 per cento degli esemplari venduti ogni anno è stato rapito dalle scogliere oceaniche, dove il numero di pesci è in costante diminuzione», prosegue il ricercatore, evidenziando il pericolo che gli anemoni corrono per via dell’assenza della loro controparte della relazione simbiotica. «Caring for Clownfish è nato nel 2018, ma ha richiesto del tempo per incoraggiare i pesci a riprodursi in un ambiente diverso. Sono necessari parametri specifici di temperatura, salinità e composizione dell’acqua perchè i pesci possano trovarsi a loro agio», afferma ancora Gabriel. «Un pesce pagliaccio può deporre fino a mille uova in un mese, anche se solo il 5 o il 10 per cento riesce a schiudersi. Molti negozi di animali riforniscono il loro assortimento grazie a queste tecniche eticamente sostenibili per la barriera corallina», conclude il ricercatore.
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