Le popolazioni di insetti in tutto il mondo sono in continuo mutamento, per quelli che vivono sulla terraferma si registra un calo drammatico del 24 per cento in tre decenni, mentre le specie acquatiche sembrano prosperare. Ma non è troppo tardi, come sottolineano gli esperti del German Centre for Integrative Biodiversity Research in un articolo pubblicato sulla rivista Science. Il team ha analizzato 166 ricerche svolte su 1.676 siti in tutto il mondo, utilizzando i dati per rintracciare popolazioni di insetti risalenti al 1925, scoprendo che l’espansione delle città potrebbe essere un fattore collegabile alla scomparsa di alcune specie. «L'aumento di oltre un terzo delle popolazioni di insetti acquatici potrebbe invece essere riconducibile alle politiche idriche più rispettose dell’ambiente», afferma Roel van Kink del centro di ricerca tedesco.
«Le medie globali hanno mostrato un calo significativo nella presenza di insetti nelle varie città. Farfalle, cavallette e altri insetti terrestri sono diminuiti dello 0,92 per cento ogni anno negli ultimi 75 anni e anche se potrebbe sembrare una percentuale esigua, significa perdere il 50 per cento della fauna in meno di 75 anni», aggiunge il ricercatore. «Il declino degli insetti avviene meno percettibilmente rispetto a quanto accade con alcune specie, rischiamo di accorgerci troppo tardi di aver oltrepassato il punto limite», dichiara ancora Kink, spiegando il cosiddetto «fenomeno del parabrezza», per cui le macchine si scontrano con un numero molto inferiore di insetti oggi rispetto a 30 o 40 anni fa. «Gli insetti in grado di volare sono significativamente diminuiti in media, ma la maggior parte degli animali appartenenti a questa categoria non è facile da avvistare, dato che vive nel suolo, in acqua o tra gli alberi», interviene Jonathan Chase, seconda firma del documento.
«Ma anche gli insetti che vivono nell’erba e nel terreno sono diminuiti. E questo calo è più significativo in alcune parti degli Stati Uniti e in Europa, specialmente dal 2005 in poi e in particolar modo in Germania. Gli insetti che invece vivono in ambienti acquatici, come mosche e moscerini, sembrano aver registrato un aumento medio dell’1,08 per cento annuo», sostengono i ricercatori, dichiarando che questa tendenza è la prova che non è troppo tardi per invertire l’andamento degli effetti antropici sulla biodiversità. «Negli ultimi 50 anni, sono state attuate diverse misure per purificare le acque di fiumi e laghi in tutto il mondo, questo potrebbe aver favorito il recupero delle popolazioni di insetti», osserva Chase.
«Non è sempre facile identificare le cause che provocano una riduzione nel numero di insetti presenti in una determinata area, e quindi le misure da intraprendere per rispondere all’emergenza in maniera efficace, e abbiamo assistito a un calo drastico che ha coinvolto anche siti protetti, ma ci sono molti esempi di luoghi in cui gli insetti riescono a prosperare e sappiamo che le scelte che facciamo per ogni singolo luogo contano davvero, ed è da qui che dobbiamo partire», conclude Ann Swengel, terza firma dell’articolo, che ha trascorso gli ultimi 34 anni a studiare le popolazioni di farfalle in centinaia di siti nel Wisconsin e negli stati limitrofi.
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