Il numero di specie non endemiche di insetti, artropodi e uccelli, potrebbe aumentare del 36 per cento entro il 2050 a causa di impatti e movimenti antropici. A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Global Change Biology, condotto dagli esperti dell’University College di Londra e del Senckenberg Biodiversity and Climate Research Center, in Germania, che hanno sviluppato un modello matematico per calcolare le possibilità che nuove specie non endemiche raggiungano i vari ambienti a livello globale.
«In Europa sono attese circa 2.500 nuove specie non endemiche delle varie zone - spiega Tim Blackburn, dell’University College di Londra - il che si traduce in un aumento del 64 per cento per il continente in un periodo di 45 anni». Il team spera di poter ridurre questo valore grazie a normative di biosicurezza più severe. «Le specie non endemiche - continua il ricercatore - sono quelle che sono state trasportate dagli esseri umani in luoghi non nativi. Alcune possono diventare invasive, arrecando danni agli ecosistemi e alle economie e divenendo uno dei principali motori dell’estinzione di flora e fauna proprie dei luoghi considerati».
Secondo i risultati dello studio, diverse specie aliene si aggiungeranno a quelle che già ora popolano ambienti non nativi, il che è preoccupante poichè potrebbe contribuire al cambiamento e all’estinzione della biodiversità.
«Con uno sforzo globale unito e coordinato - suggerisce l’esperto - possiamo tuttavia rallentare o invertire questa tendenza. Per il calcolo abbiamo tenuto conto delle dimensioni degli habitat, delle dinamiche storiche di invasione e delle tendenze di attività antropiche». Il modello degli accademici prevede un aumento del 36 per cento nel numero di specie animali e vegetali aliene in tutto il mondo entro il 2050 rispetto ai dati del 2005, ma gli autori specificano che esiste una significativa variabilità tra le regioni. «L'aumento più ingente - osserva Hanno Seebens, del Senckenberg Biodiversity and Climate Research Center - è previsto in Europa, dove il numero di specie aliene aumenterà del 64 percento entro metà del secolo, ma anche diverse regioni in Asia, Nord e Sud America saranno caratterizzate da questo fenomeno».
I ricercatori aggiungono che l’Australia sarà invece meno colpita. «Tra le specie non endemiche più frequenti - ipotizza Franz Essl dell’Università di Vienna - ci aspettiamo insetti, molluschi e crostacei, come anche aracnidi e artropodi in generale, mentre saranno davvero poche le nuove specie di mammiferi». I risultati indicano che non sono previsti inversioni o rallentamenti del fenomeno a meno di interventi mirati ed efficaci. «Non saremo in grado di impedire completamente l’introduzione di nuove specie aliene - conclude Seebens - perchè l’azione comporterebbe gravi restrizioni nel commercio internazionale, ma una regolamentazione più severa e l’applicazione rigorosa potrebbero rallentare notevolmente il flusso di nuove specie. In Europa le normative sono ancora troppo permissive, il che aumenta il potenziale di diffusione enormemente. Bisognerà agire tempestivamente».
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