Nel definire la sua Teoria sociale della cospirazione, Karl Popper individua l’essenza del complottismo nei versi di Omero: il potere degli dei è concepito “in modo che tutto quel che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva soltanto un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo. La teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di questo teismo, della credenza, cioè, in una divinità i cui capricci o voleri reggono ogni cosa. Essa è una conseguenza del venire meno del riferimento a Dio, e della conseguente domanda ‘chi c’è al suo posto?’. Quest’ultimo ora è occupato da diversi uomini e gruppi potenti - sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare di aver organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui soffriamo”.
Questa analisi illuminante, spesso citata da Umberto Eco, è attualissima oggi alla luce del dilagare in questi mesi di pandemia di innumerevoli teorie del complotto, veicolate in modo vertiginoso dai nuovi strumenti digitali di comunicazione. Una delle prime e più diffuse vede come protagonista proprio un “potente” ultramiliardario, il co-fondatore di Microsoft Bill Gates, che avrebbe tramato la diffusione del coronavirus per trarre profitto dalla produzione dei vaccini. Magari con la complicità di star di Hollywood dedite alla magia nera e al cannibalismo.
Dai No vax al movimento QAnon, dagli immancabili sostenitori del complotto giudaico agli ossessionati del 5G, la Grande rete amplifica un inventario di bestialità e disinformazione smentito da chiunque esamini dati e notizie senza pregiudizi e con metodo “scientifico”. Abbiamo di fronte una fede non più fondata su un “credo” ma, al contrario, su un “non credo” costruito sulla convinzione che tutti i palazzi della politica covino macchinazioni a discapito del popolo. Paradossale, ma non troppo, il fatto che molti seguaci di questo culto laico si rivelino simpatizzanti di regimi dittatoriali o forme di governo oligarchiche che ostentano il vessillo della democrazia.
Una “religione atea” che meriterebbe di essere sbugiardata con un bel concorso a premi. Sì, un bando come quello ideato nel 1964 da James Randi, il prestigiatore americano diventato celebre per la sua “One Million Dollar Paranormal Challenge”. Il “mago” promise un grosso premio in denaro (un milione di dollari) mai riscosso da nessuno, a chi fosse riuscito a dimostrare qualsiasi potere paranormale o fenomeno sovrannaturale.
Bene, ricomincia la gara: si facciano avanti i “so tutto io” dei misteri globali.
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