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Blue economy, 1,5 miliardi valore aggiunto per le Marche

(ANSA) - ANCONA, 26 GIU - L'economia del mare ha un valore aggiunto nelle Marche di 1,5 miliardi. Il 30% dell'import-export complessivo, pari a circa 5,6 miliardi, viaggia via mare, con una crescita del 10% rispetto al 2016, in Italia la percentuale è del 38%. Il dato nazionale dell'import-export via mare ha superato i 240 miliardi (+12,4%). Le imprese legate alla filiera del mare nella regione sono più di 7.300, il 4% del totale nazionale e il 14% del Centro Italia, attive nei trasporti marittimi, cantieristica, logistica, passeggeri, filiera ittica, alloggio e ristorazione. Il quadro sulla blue-economy è stato disegnato nel convegno "Economia del mare-Opportunità di sviluppo del territorio", organizzato da Intesa Sanpaolo e Srm-Centro studi sul Mezzogiorno che ha presentato il quinto rapporto annuale Italian Maritime Economy, con un focus su mare Adriatico e Ancona. Il Mediterraneo è ancora più centrale, grazie agli investimenti della Cina nei porti e nelle infrastrutture logistiche, pari a 4 miliardi, il traffico container è cresciuto del +500% negli ultimi 20 anni. "Una nave su cinque passa nel Mediterraneo, anche se è un piccolo lago rispetto agli oceani - ha detto Massimo Deandreis, direttore Srm -, questo soprattutto al raddoppio del canale di Suez che fa registrare crescite record, oltre 900 milioni di tonnellate transitate nel 2017, +11% sul 2016, e oltre 17 mila navi. Una dinamica che sta avendo effetto anche sulla direttrice adriatica, con un maggiore passaggio di navi, anche di grandi dimensioni, che puntano a raggiungere la parte nord, Trieste e Venezia". Ancona, in questo panorama, ha "la sua forza nell'essere un porto multipurpose, cioè con una pluralità di attività - ha aggiunto De Andreis -, il traffico passeggeri, 1,1 milioni di persone, va mantenuto sulle rotte già operative, come la Grecia. Sotto il profilo delle merci, è di valore che questo porto sia vicino ad un'area che sta diventando importante dal punto di vista del passaggio, con il vantaggio di avere un retroterra, come Emilia, Umbria, Toscana, parte del Lazio, le Marche stesse, ricco di industrie e attività produttive. Ci sono, quindi, le potenzialità per farlo crescere come sbocco per la partenza e l'arrivo di merci, in un'ottica di competitività che significa logistica e intermodalità. Questo è il momento di investire perché qui si è a metà fra nord e sud della dorsale adriatica".(ANSA).

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