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Borrometi, viaggio del pomodorino dai campi alla tavola

ROMA - "Il pomodorino ciliegino come metafora di quanto la mafia o meglio ancora le mafie, si siano ormai create un posto d'onore persino nei nostri piatti, tra la frutta e la verdura". Lo scrive il giornalista Paolo Borrometi nel libro "Un morto ogni tanto" da oggi in libreria, ricostruendo il viaggio del pomodorino dalla raccolta nelle campagne siciliane alla tavola degli italiani.

"Quotazioni sui campi stracciate e prezzi gonfiati da rincari ingiustificati: per comprare un chilo di ciliegini una famiglia può arrivare a spendere attorno ai 7,50 euro a Milano, che salgono a 14 a Londra, e superano i 15 in Canada, quando quest'anno, in media, un chilo di ciliegini è stato venduto dai produttori per circa 40 centesimi", fa notare il cronista che ricostruisce il viaggio che va "dai campi ai mercati". "Tutto si muoveva sulla dorsale Vittoria-Fondi-Milano. A partire da questi tre centri si sono costruiti pericolosi cartelli mafiosi che avevano gestito in maniera monopolistica le rotte della commercializzazione dei prodotti tra i principali mercati, non solo italiani".

Borrometi, fra nomi e cognomi dei boss e dei clan, spiega che il "piatto è ricco" e che: "A cosa nostra e alla stidda (coadiuvate da organizzazioni criminali anche straniere) vanno gli affari locali (dalle guardianie al caporalato, al confezionamento dei prodotti, alla loro vendita, ai box per depositarli, fino allo smaltimento della plastica); alla camorra, per la precisione ai casalesi, vanno i trasporti, mentre alla 'ndrangheta va la disponibilità dei camion su cui viaggia la merce".
   

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