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'Custodi della terra di Ponza' svelano una meta quattro stagioni

(ANSA) - PONZA - Ampliare la stagione turistica a Ponza, valorizzare il patrimonio gastronomico di un'isola del basso Lazio che annovera anche un ristorante stellato e trattorie presidio di tipicità dimenticate come la mostarda, valorizzare il vino insulare la Biancolella e portare escursionisti lungo i sentieri dell'arcipelago pontino, tra essenze aromatiche con vista faro e ginestre in fiore dell'area naturalistica sull'isola di Zannone. Sono gli ambiziosi obiettivi dell'associazione 'Custodi della terra di Ponza' che annovera giovani viticoltori, guide ambientaliste, pescatori, artigiani del gusto.

"La nostra è anche un'isola di contadini - sottolineano -, a testimonianza di una secolare agricoltura eroica, dove gli antichi Romani venivano a rubare legname per le navi e oggi, orto per orto, vigna per vigna, si preserva terra fertile in microappezzamenti". L'isola, sottolinea la guida naturalistica Domenico Scotti, "è un presidio di biodiversità: ci sono otto sottospecie di ginestra, di cui una è endemica".

Molti i giovani che hanno deciso di rimanere a vivere tutto l'anno nell'isola dal caratteristico porto mediterraneo, e che con entusiasmo, a partire dagli studenti dell'Istituto turistico Carlo Pisacane, hanno animato la prima edizione 'Alla scoperta di Eea. Storia, risorse autoctone ed enogastronomia dell'isola di Ponza', ideata da Tiziana Briguglio.

"Pesca, caccia e agricoltura sono le nostre passioni - dice Sara -, ma ora devono dare frutti e reddito a chi qui si spezza la schiena per vendemmiare da uve autoctone pre-fillossera, ancora coltivate senza portainnesto americano, per fare un unicum, un vino piedefranco".

Un progetto di valorizzazione è allo studio presso la Camera di commercio di Latina e presso l'Arsial. "Oggi a Ponza - sottolinea l'agronomo dell'Arsial Claudio Di Giannantonio - secondo un monitoraggio fotometrico sono 42 gli ettari vitati, molti da certificare. L'isola per avere una dimensione commerciale deve crescere di almeno 50 ettari; un obiettivo possibile. Basti pensare che nel 1910 c'erano 300 ettari di vigne sull'isola dell'esilio di Pertini. E oggi la Biancolella locale sembra avere successo tra enoappassionati e critica di settore". (ANSA).

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