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Ue dà ragione a Italia, danni da riso Birmania-Cambogia

BRUXELLES - La Commissione Ue dà ragione ai produttori italiani di riso: c'è stato danno economico causato dalle importazioni a dazio zero da Cambogia e Birmania, paesi per i quali potrebbe essere presto ristabilito il dazio. Sono le conclusioni dell'indagine iniziata nel marzo scorso dall'Esecutivo europeo, che ora proporrà al voto dei 28 il ripristino dei dazi ai due Paesi asiatici. Lo riferiscono fonti Ue.

"La Commissione ha chiuso l'indagine salvaguardia riso - scrive su twitter il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio - riconoscendo il danno alla risicoltura italiana e con la proposta di ripristinare per tre anni i dazi. Nei prossimi giorni lavoreremo per avere la conferma definitiva". 

 

Coldiretti, bene stop Ue a riso da Cambogia e Birmania
  'Concorrenza sleale ha portato a crollo quotazioni Italia'

 "Finalmente la Commissione Europea ha proposto di ripristinare per tre anni i dazi nei confronti delle importazioni di riso proveniente dalla Cambogia e dalla Birmania, dove è stato raccolto anche sui campi della minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa della violenta repressione". E' quanto afferma la Coldiretti nell'esprimere soddisfazione per il documento pubblicato dalla Commissione europea per la prevista valutazione di medio termine del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) per rivedere anche le agevolazioni tariffarie a dazio zero concesse ai Paesi asiatici EBA. Nel documento conclusivo dell'indagine avviata nel marzo scorso, la Commissione ha riconosciuto il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso indica e ammette anche che in Cambogia si sono verificati notevoli violazioni dei diritti umani in relazione all'accaparramento delle terre che, sostiene Coldiretti, "giustificano l'attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni". Una necessità, prosegue l'associazione, "sostenuta con la mobilitazione per fermare la concorrenza sleale che ha provocato il crollo delle quotazioni del riso in Italia e messo in ginocchio migliaia di aziende: sono infatti aumentate del 66%, tra settembre 2017 e luglio 2018, le importazioni Ue di riso dalla Birmania. La crisi è drammatica e mette a rischio il primato nazionale in Europa, dove l'Italia è il primo produttore di riso con 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende di 234.300 ettari, che copre circa il 50% dell'intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica". Il documento di valutazione sarà presentato in occasione del gruppo di lavoro del Consiglio di metà novembre per la decisione definitiva con il voto dei 28 Paesi. Secondo Coldiretti, "non è accettabile che l'Unione Europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani nell'indifferenza generale ed è invece necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti ci sia un percorso di qualità che riguarda ambiente, salute e lavoro, con una giusta distribuzione del valore".

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