Lunedì 23 Dicembre 2024

Da Cremona il 2,2% dell'export alimentare italiano

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(ANSA) - MILANO, 09 NOV - Cremona è città di punta delle eccellenze alimentari italiane. La conferma giunge dai dati diffusi dal Centro di Ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (CERSI) che dimostrano che la punta di produzione più alta dell'agroalimentare italiano si trova a Cremona, cittadina lombarda che detiene una quota dell'11,3% dell'export alimentare regionale e del 2,21% italiano. Il tutto in un contesto Paese dove l'export nel settore agroalimentare è aumentato nel corso del 2018 del 2,8%, producendo un fatturato di oltre 23 milioni di euro. I dati, aggiornati al luglio 2018, sono del centro studi di Federalimentare e fotografano un settore riorganizzato che punta sulla valorizzazione dell'unicità dei prodotti delle piccole aziende, mantenendo saldo il rapporto del prodotto con il territorio d'origine e riconoscendolo come patrimonio nazionale.

Secondo ISMEA l'industria alimentare italiana è la seconda del Paese dopo quella meccanica, con 132 miliardi di fatturato cui vanno aggiunti i 55 della Zootecnia e rappresenta l'11,3% del PIL. Cremona si attesta come l'undicesima provincia in Italia in valore assoluto dell'export alimentare, quinta per propensione totale all'export alimentare e terza per la filiera lattiero-casearia, mostrando una performance in forte crescita sui mercati esteri.

Questi dati saranno oggetto di analisi anche durante gli eventi organizzati per il "BonTà", il Salone delle Eccellenze Enogastronomiche dei Territori, a CremonaFiere ?da sabato 10 a martedì 13 novembre?. Secondo il presidente di CremonaFiere, polo di attrazione e motore di sviluppo per l'economia del territorio, Roberto Zanchi, "il settore agroalimentare in Italia costituisce l'essenza dell'economia che fa leva sul brand made in Italy, tra i più temuti competitor del mercato mondiale perché portatore di primati legati alla qualità dei prodotti, all'innovazione tecnologica all'avanguardia, al rispetto della tradizione, alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità”.(ANSA).

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