ROMA - L'agropirateria e le imitazioni ingannevoli delle produzioni agroalimentari made in Italy allontano l'obiettivo programmatico dei 50 miliardi di euro di export entro il 2020. ''Realisticamente non lo raggiungeremo - ha detto il presidente di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, in un incontro stampa - per il peso crescente dell'Italian sounding. Contrastarlo è una priorità, su questo siamo e saremo intransigenti''. La nuova organizzazione di rappresentanza a cui hanno aderito oltre 50 marchi dell'industria alimentare che hanno avviato contratti di filiera e, insieme a loro, Coldiretti ''è al lavoro - ha annunciato il presidente Scordamaglia - coi ministeri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico per la definizione di un accordo specifico, un Piano di contrasto all'Italian sounding''.
Secondo Scordamaglia ''l'attribuzione ingannevole di italianità a prodotti che di italiano non hanno nulla costituisce uno "scippo" preoccupante al fatturato del comparto, che si avvia a diventare ciclopico. Oggi il furto perpetrato dall'Italian Sounding al settore ha superato la vetta esorbitante dei 90 miliardi di euro, che incide per il 64% (sostanzialmente due terzi) sull'attuale fatturato di settore che viaggia sui 140 miliardi. Di questo passo è facile prevedere nell'arco di altri 10 anni un ulteriore, micidiale, avvicinamento delle due soglie. Se non si inverte la tendenza, che peraltro è solo una punta dell'iceberg, gli ordini di grandezza attuali lasciano ipotizzare una accelerazione progressiva: fra un decennio, un Italian Sounding a quota 120 miliardi, a fronte di un fatturato di 160 miliardi o poco più, con un'incidenza del 75%. Ecco perché malgrado i successi messi a segno dalla filiera, l'obiettivo auspicato di 50 miliardi di export agroalimentare per il 2020 sarà sfiorato, ma non raggiunto. Proiezioni attendibili indicano una soglia probabile per il 2019 attorno ai 46 miliardi di euro o appena sopra''.
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