ROMA - Con l'entrata in vigore il primo febbraio dell'accordo Ue-Giappone Jefta, "per le aziende lattiero-casearie italiane sarà più facile vendere i loro prodotti in Giappone". Lo sottolinea Assolatte che stima un aumento delle quote di formaggi freschi destinate al Giappone.
"Il progressivo taglio delle barriere tariffarie per quelli duri aprono prospettive molto positive - commenta - per i prodotti caseari italiani, già molto apprezzati dai consumatori nipponici". Nel 2018, precisa Assolatte, le imprese italiane hanno esportato in Giappone oltre 10mila tonnellate di formaggi, il 9% in più rispetto all'anno precedente. In valore l'export sfiora i 68 milioni di euro. L'Italia è il primo fornitore europeo di formaggi in Giappone e il quinto al mondo, e guida - con il Gorgonzola - la classifica dei formaggi erborinati, di cui detiene il 52% del mercato nipponico. L'accordo, spiega Assolatte, prevede un progressivo abbattimento delle barriere tariffarie per i formaggi duri - oggi assoggettati a un dazio che sfiora il 30% del loro valore - e un aumento dei contingenti per l'importazione di formaggi erborinati, freschi, fusi e molli.
Sono formaggi ben 10 delle 44 Indicazioni Geografiche italiane che vengono tutelate in Giappone grazie all'accordo: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Taleggio. "Il JEFTA ci mette nelle condizioni di migliorare la nostra presenza su un mercato già adesso molto importante per le esportazioni casearie italiane, visto che il Giappone è la nostra terza destinazione extra-Ue - afferma Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte - La liberalizzazione tariffaria per i prodotti caseari e la tutela delle nostre Indicazioni Geografiche previsti dall'accordo contribuiranno ad aumentare le esportazioni di formaggi italiani in Giappone, che è il primo acquirente di formaggi al mondo".
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