(ANSA) - ROMA, 6 FEB - "Se le esportazioni italiane di ortofrutta fresca sono in calo, è perché è ancora troppo lunga la lista dei paesi extra Ue in cui non abbiamo possibilità di accesso: Giappone, Vietnam, Israele, Colombia, Cina sono solo alcuni degli stati in cui permangono barriere all'ingresso per mele, pere, kiwi e altre referenze ortofrutticole nelle quali l'Italia vanta una leadership produttiva e qualitativa". A denunciarlo è il Coordinatore Ortofrutta di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Davide Vernocchi, a margine dell'inaugurazione oggi a Berlino della Fruitlogistica, la fiera internazionale dell'ortofrutta.
"Quest'appuntamento - prosegue Vernocchi - è anche un'occasione importante per invitare il nostro Ministero a seguire con ancora maggiore convinzione i negoziati attualmente in corso per l'apertura di nuovi mercati. Abbiamo produzioni ortofrutticole in cui l'Italia vanta indiscutibili primati sul piano anche della qualità, ma nei prossimi anni, anche a causa dei nuovi investimenti registrati in certi Paesi, rischiamo surplus produttivi a livello comunitario. Al tempo stesso scontiamo purtroppo enormi difficoltà a trovare destinazioni alternative per le nostre vendite oltre i confini europei".
"Un esempio emblematico è quello delle mele - ha spiegato Vernocchi -: dalla chiusura del mercato russo nell'estate del 2014, nessun nuovo mercato è stato aperto per le mele italiane. E lo stessa situazione si riscontra anche nell'export del kiwi, che attende da anni un sospirato via libera per l'avvio della commercializzazione in mercati potenzialmente assai interessanti, come Giappone, Israele, Vietnam o Colombia".
La quota di esportazioni extra Ue del kiwi è attualmente solo il 32% del totale. Non va meglio per le mele, il cui export è per la metà quasi assorbito dalla Germania: i volumi inviati verso i Paesi Extra-UE28 nel complesso occupano circa il 21% del valore complessivo delle esportazioni di mele, mentre le ultime rivelazioni Istat confermano la perdita di quote di mercato per l'Italia in tutto il Nord Africa e nel Medio Oriente, a seguito del perdurare di ostacoli tariffari o cause geopolitiche.
(ANSA).
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