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Un 'bollino' di qualità per i ristoranti giapponesi all'estero

Dal sushi al ramen, dal tenpura al tè o la birra. Sono sempre di più gli amanti della cucina giapponese che, però, è spesso minacciata da falsi piatti 'made in Japan' o menu spacciati come originali ma nei quali in realtà i veri ingredienti nipponici latitano. Proprio a garanzia dei consumatori, il ministero dell'Agricoltura del Giappone ha dato il via ad una sorta di 'bollino blu' per ristoranti o punti vendita giapponesi all'estero ed anche in Italia sono in aumento i locali che hanno deciso di aderire all'iniziativa: ad oggi se ne contano in totale 54, di cui 18 nel Lazio.

Il sistema di certificazione è denominato 'Japanese Food Supporter' ('Sostenitori del cibo giapponese') e vi possono aderire, volontariamente, aziende private all'estero compresi ristoranti o enoteche, lounge bar, punti vendita specializzati che promuovono l'utilizzo e la diffusione di ingredienti prodotti in Giappone. Il certificato ha una validità di due anni e bisogna avere dei requisiti precisi per ottenerlo: i ristoranti, ad esempio, devono garantire un'ampia offerta in menu di piatti preparati con ingredienti giapponesi e una selezione di bevande alcoliche prodotte in Giappone. Deve inoltre essere indicata sul menu l'origine giapponese degli ingredienti e degli alcolici.

Insomma, un bollino - in cui campeggiano gli ideogrammi della parola 'Giappone' e l'immagine stilizzata del Monte Fuji con la scritta 'Japanese Food supporter' - è la nuova garanzia di qualità e originalità della tradizionale cucina giapponese ed anche in Italia sono in aumento i ristoranti e locali che stanno aderendo volontariamente alla certificazione. 

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