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L'industria alimentare cresce tre volte più del Pil italiano

Se il Pil italiano stenta a restare in terreno positivo, l'industria alimentare continua a crescere. A un ritmo quasi triplo, +3% nelle previsioni del biennio 2019-2020 rispetto alle stime del prodotto interno lordo, come hanno evidenziato i curatori della quinta edizione dell'osservatorio Food Industry Monitor, l'Università di Scienze Gastronomiche e il gruppo bancario Ceresio Investors.

Il rapporto, presentato a Pollenzo, evidenzia i fattori di successo dell'alimentare, un mix di tre fattori forti: artigianalità, legame con il territorio e innovazione nei processi produttivi. La ricerca ha analizzato i dati economici e competitivi di 823 aziende (69% imprese familiari, 14% con investitore italiano, 7% a controllo estero, 7% coop, 3% quotate), per un fatturato aggregato di circa 63 miliardi di euro, in 15 comparti dell'alimentare. Al 98% la produzione è fatta esclusivamente in Italia.

I comparti "con una crescita più equilibrata, con un ideale bilanciamento tra i profili di crescita, redditività e solidità finanziaria, sono caffè, food equipment, distillati, farine e, in misura minore, vino. Pasta, surgelati. packaging e acqua sono a metà del guado, cioè mostrano criticità in almeno uno dei tre profili. Le maggiori criticità riguardano salumi, olio e latte".

C'è un campo in cui le industrie alimentari italiane devono ancora crescere ed è l'e-commerce: solo il 30% delle aziende prese in considerazione dal Food Industry Monitor, possiede canali di vendita online.

"L'artigianalità - sottolinea Carmine Garzia, coordinatore scientifico dell'Osservatorio e docente di Managament a Scienze Gastronomiche - aiuta a sviluppare prodotti artigianali, venduti poi con un premium price. Osserviamo in alcuni comparti, tipicamente forti, lo sviluppo di interessanti strategie di nicchia: è il caso dell'olio, dove alcuni produttori di medie dimensioni hanno investito sul branding e sulla comunicazione. Un trend simile riguarda le farine: in questo comparto - prosegue Garzia - le medie aziende e alcuni grandi player si sono focalizzati su prodotti con caratteristiche innovative per usi specifici, quali la produzione domestica di pani e pizze speciali".

Un altro dei punti di forza dell'industria alimentare italiana resta l'export: oltre il 30% delle aziende realizza il 50% del fatturato all'estero.

"Il food è uno dei settori più forti del panorama italiano - ha osservato Alessandro Santini, head of corporate di Ceresio Investors - con molte aziende capaci di eccellere grazie a una forte propensione internazionale. Queste imprese sono tra gli obiettivi principali dei fondi di private equity, il motore delle maggior parte delle aggregazioni, e hanno ottime prospettive di crescita, grazie a fusioni, acquisizioni e, ovviamente, al supporto finanziario".

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