Un gruppo di studiosi ha condotto un’interessante ricerca chimica su un antico e oramai scomparso agrume calabro-campano, detto “Limmo”, che ha attirato l’attenzione della comunità scientifica.
Il lavoro dei ricercatori Domenico Castaldo e Domenico Cautela (Mise e Stazione sperimentale essenze agrumarie di Reggio Calabria); Luigi Servillo e Maria Luisa Balestrieri (Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli); Sara Savini e Anna Sannino (Stazione sperimentale di Parma); Giovanna Ferrari (Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Salerno), Luigi De Masi (Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli) e Annalisa Pastore (“Department of basic and clinical Neuroscience” di Londra) è stato pubblicato su Molecules, una rivista accademica internazionale.
L’articolo, col titolo The ancient Neapolitan sweet lime and the Calabrian lemoncetta Locrese belong to the same Citrus species, illustra in dettaglio la ricerca mai eseguita prima in Calabria, che ha portato alla riscoperta dell’antico agrume conosciuto a Napoli come “Limmo” che risulta ancora presente in parte del territorio jonico-reggino tra Locri e Siderno, dove la stessa specie è chiamata invece “Lemoncetta locrese”. I riferimenti storici partono dal ‘700 e risalgono all’utilizzo di questo raro agrume da parte delle famiglie nobili napoletane, per la produzione dell’antico e profumato liquore ai “Quattro agrumi” insieme a limone, arancio e mandarino.
Grazie alla biodiversità conservata nei loro luoghi di origine, sarà ora possibile recuperare, migliorare e implementare l’uso di questo antico “lime” per scopi agroindustriali.
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