Tre piatti di fagioli, lenticchie e ceci su quattro che si consumano in Italia sono in realtà stranieri provenienti soprattutto dagli Stati Uniti e il Canada dove vengono fatti seccare con l’utilizzo in pre-raccolta del glifosato secondo modalità vietate sul territorio nazionale. A denunciarlo è la Coldiretti nel sottolineare che si tratta di un inganno per i consumatori favorito dalla mancanza dell’obbligo dell’indicazione dell’origine in etichetta.
La crisi e le importazioni non risparmiano la Sicilia – sottolinea la Coldiretti regionale - . Il calo maggiore riguarda i fagioli. Lo scorso anno se ne sono prodotti poco più di 1.700 quintali e solo 2.600 quintali circa di lenticchie anche se ultimamente si stanno riattivando le produzioni locali come la lenticchia nera.
Per contrastare questa situazione – suggerisce Coldiretti Sicilia – si possono scegliere le produzioni dell’Isola che rappresentano la storia agricola della Regione. Dal fagiolo “badda” al cece nero fino alla lenticchia di Ustica, i legumi sono dei veri e propri scrigni di sostanze salutari.
Le importazioni di legumi secchi da spacciare come nazionali – precisa la Coldiretti - hanno superato i 405 milioni di chili, con un aumento record del 46% negli ultimi dieci anni, secondo una analisi su dati Istat. Ma se si torna indietro agli anni ‘60 le importazioni – continua Coldiretti - erano pari ad appena 4,5 milioni di chili, praticamente un centesimo di quelle attuali.
Tra i paesi che esportano i loro prodotti in Italia ci sono anche il Messico, molti paesi del Medio Oriente e la Turchia attraverso la quale avvengono spesso triangolazioni.
Per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy acquistando un prodotto importato secco, reidratato e poi messo in scatola, il consiglio della Coldiretti è di privilegiare legumi in vendita direttamente dagli agricoltori, anche nei mercati di Campagna Amica, dove è garantita la provenienza.
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