ROMA (ITALPRESS) - Nasce il coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani: Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell'Italia hanno formalizzato oggi a Roma la loro collaborazione, dettata dai molti punti in comune tra l'attività agricola e la coltivazione del sale marino. "La salicoltura è una realtà economica importante e rilevante, ma poco conosciuta, con un futuro ancora da scrivere. Come Confagricoltura, lavoreremo per la valorizzazione di un settore agricolo del Paese" e "ci poniamo di fronte alla politica con questa richiesta. Inoltre nelle regioni del sud la presenza delle saline è una realtà sociale ed economica su cui dobbiamo investire", ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. L'obiettivo "è dare un giusto riconoscimento a un'attività che per noi è agricola per due motivi": innanzitutto si tratta di "un prodotto naturale, essenziale nella dieta di tutti noi", poi perchè "c'è proprio un'attività di coltivazione e, come tutte le attività di questo tipo, rientra in quelle agricole. Questo va a costruire un nuovo modello di agricoltura, in cui i temi della produzione economica e dell'occupazione sono rilevanti", prosegue Giansanti, sottolineando "la strategicità di questo settore sempre più importante nel sistema economico del Paese", ma anche "nella tutela e nella salvaguardia del territorio.
L'attività delle saline per la valorizzazione e la promozione dei grandi parchi naturali in cui operano è un beneficio di cui tutti possono godere e che tutti possono visitare: credo che questo sia l'inizio di un grande progetto per coniugare il valore strategico dell'agroalimentare italiano, andando a costruire un modello di rappresentanza sempre più ampio".
A firmare l'intesa, insieme a Confagricoltura, cinque partner: il maggior produttore di sale marino italiano, Atisale Spa, poi Saline Ing. Luigi Conti Vecchi, Sosalt Spa (il maggior produttore di sale marino in Sicilia), il Parco della Salina di Cervia e Isola Longa, a cui si aggiungono, come sostenitori, le saline di Trapani, Oro di Sicilia, Ettore e Infersa ed Isola di Calcara.
Gli obiettivi del progetto sono molteplici: in primis dimostrare che anche la coltivazione del sale marino è attività agricola, dando così "riconoscimento a una filiera strategica" che opera nella salvaguardia del territorio dell'ambiente e dell'ecosistema, producendo "un elemento naturale di grande valore nutrizionale", ha spiegato il direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile.
Una richiesta che potrebbe presto essere esaminata dal governo. "Quello della salicoltura è un comparto estremamente importante, do la disponibilità mia personale e del governo ad approfondire il tema, per vedere se possiamo fare questo percorso insieme per arrivare alla definizione delle saline come prodotto agricolo", ha assicurato il sottosegretario all'Agricoltura, Patrizio Giacomo La Pietra.
"Il sale fa parte del nostro patrimonio agricolo e culturale: il valore di questi siti, infatti, va al di là dei fattori produttivi, ma ha anche valenza turistica. La devianza che c'è stata in passato nel tradurre" il sale "come materiale diverso da una coltivazione è stato probabilmente un errore. Dobbiamo fare in modo di centrare l'obiettivo di una riforma legislativa",
ha aggiunto il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Mirco Carloni.
L'intesa siglata oggi prevede inoltre la realizzazione di iniziative nei territori delle saline e attività di valorizzazione di tutti gli aspetti legati alla salicoltura e alla multifunzionalità delle saline, che sono attrattiva anche turistica nelle rispettive regioni. Il progetto culminerà con gli Stati Generali della salicoltura italiana, il prossimo anno.
In Italia, la produzione di sale marino corrisponde a poco meno del 30% della produzione totale, mediamente "quasi 1,2 milioni di tonnellate all'anno su un totale di circa 4,5 milioni di tonnellate", ha sottolineato il capo progetto Ciro Zeno. Anche in Europa la produzione di sale marino è circa il 10% della produzione di sale totale. I principali Paesi produttori di sale marino nella Ue sono la Francia e l'Italia, seguiti da Spagna e Grecia.
Dal 2019 la Francia ha inserito la "saliculture" nelle attività agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima. In Sicilia, inoltre, il piano di gestione delle saline di Trapani e Marsala fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali.
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