(di Alessandra Baldini) NEW YORK - La penna in una mano, nell'altra la tavola con le parole dell'addio alla politica. George Washington, generale vittorioso e primo presidente americano, rinuncia agli abbagli del potere per tornare come Cincinnato alla vita dei campi. Era questo il soggetto dell'unica opera americana di Antonio Canova, ma il monumento in marmo di Carrara al "padre della patria" non e' sopravvissuta: commissionata dal Senato della North Carolina ma distrutta in un incendio pochi anni dopo l'arrivo nel Nuovo Mondo, ritorna a vivere alla Frick Collection in una mostra curata da Xavier Solomon con Mario Guderzo della Gispoteca e Museo Antonio Canova di Possagno. La statua non esiste piu' se non in pochi frammenti carbonizzati, uno dei quali, con la firma dell'artista, ha viaggiato per la mostra da Raleigh a New York. Rimangono pero' a Possagno i modelli preparatori, esposti dal 23 maggio al 23 settembre, tra cui l'ultimo a grandezza naturale presentato da solo nella rotonda del museo: raffigura il primo presidente americano in abito da generale romano e sul punto di lasciare il potere.
"Per l'Europa, abituata a essere governata da monarchi assoluti, papi, re e imperatori, fu una rivoluzione", spiega Solomon. La statua, realizzata 16 anni dopo la morte, fu affidata a Canova su suggerimento di Thomas Jefferson, "l'arbitro dell'eleganza nell'America di primo Ottocento". Il terzo presidente americano, ormai in pensione nella villa palladiana di Monticello, non aveva mai incontrato Canova o visto coi suoi occhi le sue opere, ma lo conosceva di fama: "In questo Canova fu il primo artista italiano internazionalmente famoso", afferma Solomon.
L'ultimo modello fu completato nel 1818, esattamente 200 anni fa. Lo precedono altri tre bozzetti preparatori arrivati anche quelli al Frick, uno dei quali raffigura il "padre della patria" senza veli. In parallelo, all'Istituto Italiano di Cultura, saranno esposte 16 tempere di Canova, prima assoluta per il pubblico americano, esposte per la prima volta dopo il restauro.
Ispirate alla danza, vengono anche queste da Possagno. Alla porta accanto, in Consolato, una rassegna di foto di Fabio zona documenta le sculture del museo in Veneto il cui fulcro, accanto alla casa natale di Canova, e' l'edificio dove vennero portati i gessi dallo studio romano ampliato nel 1957 da Carlo Scarpa.
Il George Washington fu realizzato a Roma: mentre Canova scolpiva, i suoi assistenti e il fratellastro Giovanni Battista Sartori gli leggevano testi sulla Rivoluzione Americana dello storico Carlo Botta. Per Canova, Washington "fu un genio che compi' atti sublimi per la sicurezza e la liberta' del suo paese". La mostra celebra anche questo, il legame transatlantico, artistico e culturale, che lega Italia a Stati Uniti.
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