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A Recanati, sulle tracce Beniamino Gigli

RECANATI - ''Non ti scordar di me, la vita mia legata a te...''. Inerpicandosi su per la strada che porta a Recanati, con il campanile che s'intravede in cima al colle, viene da chiedersi se Beniamino Gigli, il più grande tenore di tutti i tempi secondo l'Accademia delle Asturie, vera star del belcanto da New York alla Corea, pensasse alla sua cittadina nel cuore delle Marche mentre cantava sulle note del brano di De Curtis. Già, perché se in Italia per i più Recanati è sinonimo di Leopardi e Colle dell'Infinito, nel resto del mondo questa è la città di Beniamino Gigli (1890 - 1957). Così come per chi abita qui da qualche primavera, che tra una chiacchiera e l'altra, Gigli se lo ricorda di persona, quando, ormai celebre e già a Roma, nella ''sua'' Recanati tornava ogni estate, da giugno a settembre, con la moglie Costanza, i figli Rina ed Enzo, nipoti e amici al seguito.
    ''Non di rado, anche al ristorante, si concedeva a cantare per gli appassionati che lo riconoscevano'', racconta oggi il nipote che porta il suo stesso nome, presidente dell'Associazione Lirico Musicale Culturale Beniamino Gigli jr.
    ''Nonno era così - dice - amante della buona tavola e mani un po' bucate, nel senso che aiutava tutti senza badare a spese''. E allora, canticchiando qualche aria, un tour nella Recanati di Beniamino Gigli non può che partire dalla Concattedrale di San Flaviano, il Duomo della città, dove papà Domenico, di mestiere ciabattino, dava una mano come campanaro. Sesto figlio, fin da piccolo Beniamino pare amasse il canto, anzi, si dice che non sapesse ancora parlare bene quando già intonava ritornelli, arie di chiesa e canzonette. Qui però avvenne il colpo di fulmine, come ha raccontato più volte lui stesso, grazie al maestro Quirino Lazzarini, organista della Cattedrale, che chiese ai suoi genitori di lasciarlo alla Schola Cantorum, un coro di ragazzi che aveva appena fondato. Da immaginare lo stupore dei fedeli alla prima esibizione. Tradizione vuole poi che il piccolo Beniamino, attendendo il papà al lavoro abbia anche lasciato una ''testimonianza'' del suo passaggio: una piccola firma incisa nella parete esterna allo spazio dove ancora è contenuto l'organo. Proseguendo lungo il corso e le sue viuzze in porfido ogni angolo è un aneddoto. ''Come la storica farmacia dove andava a lavorare da garzone per aiutare la famiglia'', racconta ancora il nipote. O la casa natale, in via Risorgimento, oggi ristrutturata e diventata il bed and breakfast La casa del tenore. Con il suo immancabile completo grigio, per queste strade Beniamino tornava anche da adulto per un buon piatto ''di vincisgrasse e crocette, specialità marchigiane e suo piatto preferito''. Direzione Piazza Leopardi, nessuno stupore se lo sentirete accompagnarvi: sono le sue arie più celebri, da Lucean le stelle a Mamma, che il Comune manda in diffusione con gli altoparlanti. Davanti a voi, la Torre del borgo, che svetta sopra Piazza Giacomo Leopardi dove Beniamino ragazzo incontrava i primi amici. Ed ecco il Teatro Persiani, inaugurato nel 1840 e dedicato al musicista recanatese Giuseppe Persiani, che nella Sala Trenta ospita il Museo Beniamino Gigli. Tra costumi di scena, spartiti musicali, le copertine conquistate sulle riviste di tutto il mondo, premi e incisioni, anche la ricostruzione del suo camerino e un piccolo cinema con i film interpretati negli anni '30 e '40. Un salto ai giardini pubblici, ed eccolo ancora, immortalato tra i busti dei grandi della città. Ma Gigli, uomo previdente, nulla lasciò al caso e già nel 1930, a soli 40 anni, commissionò al fratello Catervo, diplomato all'Accademia di belle Arti, la realizzazione della grande tomba monumentale al cimitero comunale dove oggi riposa. Un vero mausoleo, in stile egizio come andava al tempo, appena restaurato grazie all'Art Bonus e davanti al quale non è raro trovare ammiratori e studenti di tutto il mondo a rendere omaggio commossi.
    Chiusa al pubblico, a pochi chilometri dal centro, Villa Gigli, che il tenore fece edificare al fratello in cima a un colle, dove ancora svetta avvolta dai girasoli. Una piccola reggia in stile liberty, ora di proprietà di privati, con salone delle feste, fumoir e una sala da bagno in stile pompeiano con piccola piscina all'interno. Qui Gigli trascorse tutte le sue estati, ''con la casa piena di amici e tutti i giorni una partita a bocce. Ma di mio nonno - prosegue Gigli jr - ci sono ancora molte storie che mi auguro verranno raccontate. A partire dalle lettere e testimonianze che smentiscono la nomea di fascista. Cantò davanti ai tedeschi nel '44, è vero. Ma dopo che si era dato malato una prima volta, il direttore del personale del Teatro dell'Opera di Roma lo supplicò di salire in scena o sarebbero state licenziate centinaia di persone. Soprattutto - conclude - pochi sanno che fu uno Schindler italiano. Salvò decine di ebrei nascondendoli dalle SS in cucina, mentre altri riuscì a farli fuggire in Svizzera''.
   

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