SAN PIETRO IN BEVAGNA (TARANTO) - Il presidente del Fondo antidiossina onlus di Taranto, Fabio Matacchiera, ha rinvenuto al largo di San Pietro in Bevagna, nella marina di Manduria (Taranto), "un'opera imponente costituita - spiega l'ambientalista dopo aver consultato alcuni archeologi - da innumerevoli blocchi ordinati tra loro che farebbero pensare a un molo antico, forse riconducibile al periodo romano". L'ambientalista ha provveduto a informare la Soprintendenza Archeologica della Puglia con sede a Lecce, inviando foto ed informazioni.
"In questi giorni, oltre ad aver acquisito - spiega Matacchiera - altri dettagli con l'utilizzo di un drone, ho potuto contattare numerosi archeologi e cattedratici ai quali ho sottoposto il materiale raccolto: tutti mi hanno parlato di una scoperta che potrebbe rivelarsi molto importante. Per il professor Mario Lazzarini, archeologo subacqueo, si tratta di un'opera che potrebbe assomigliare ad un molo, presumibilmente di epoca romana. Giuliano Volpe, archeologo e accademico e professore ordinario di archeologia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi di Foggia, mi ha comunicato che organizzerà, nei prossimi giorni, una spedizione, con i suoi ricercatori, per fare luce sul ritrovamento di San Pietro in Bevagna. La prima parola che mi ha scritto quando ha visto le foto aeree e subacquee che gli ho inviato è stata: impressionante".
Analizzando le foto ed i video, si "intuisce che il presunto molo - osserva Matacchiera - debba aver avuto una lunghezza di circa 240 metri. La larghezza, invece, doveva attestarsi sui 20 metri. I lati dei blocchi variano da 1 metro fino a 4 metri. Hanno forma pressoché parallelepipedale con spigoli stondati o hanno forma abbastanza irregolare, comunque sia, risultano in buona parte ben assemblati ed in fila tra loro, separati da un intercapedine. La profondità è di 7 metri".