BERGAMO - L'eleganza delle inquadrature architettoniche, il gusto sublime delle memorie classiche, la concitazione e l'intensa drammaticità degli episodi in due vicende di sacrificio e virtù al femminile dipinte da un grande maestro del Rinascimento: è l'emozione delle tele "Storie di Virginia" e "Storia di Lucrezia" di Sandro Botticelli (1445-1510) che dal prossimo autunno saranno protagoniste indiscusse all'Accademia Carrara di Bergamo. Il 12 ottobre si aprirà infatti "Le storie di Botticelli. Tra Boston e Bergamo", la mostra che, grazie alla collaborazione con l'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, permetterà di ammirare finalmente insieme i due lavori, dipinti tra il 1500 e il 1510, e poi separati nell'800 perché acquisiti uno negli Stati Uniti e l'altro in Italia.
Si tratta davvero di un ricongiungimento straordinario, che darà l'opportunità di avviare un confronto tra queste due tavole sorelle, consentendo di approfondirne origine, natura e storia, anche raccontando la Firenze rinascimentale: dipinte per un'unica committenza, le tele vennero concepite per un unico luogo, inserite in un rivestimento in legno che copriva le pareti di una stanza fino all'altezza delle spalle. Allestita fino al 28 gennaio, dopo Bergamo la mostra, a cura di Maria Cristina Rodeschini e Patrizia Zambrano, farà poi una seconda tappa a Boston (da metà febbraio).
Per entrambe le realtà museali, le acquisizioni dei due dipinti rappresentano anche una storia di collezionismo: la tela dedicata a Virginia è arrivata a Bergamo nel 1891 grazie al lascito dello storico dell'arte Giovanni Morelli, che l'aveva acquistata nel 1871, mentre si deve a Isabella Stewart Gardner l'acquisto di quella su Lucrezia che nel 1894 la comprò dal conte Ashburnham, grazie alla mediazione di Bernard Berenson (storico dell'arte). Accanto alla coppia di tele, l'esposizione presenterà anche altri due dipinti di Botticelli, il "Ritratto di Giuliano de' Medici" (1478-1480 circa) e il "Vir dolorum" (1495-1500 circa), entrambi entrati all'Accademia Carrara grazie alla donazione di Giovanni Morelli: il primo sarà affiancato dal busto in marmo che lo raffigura (in prestito dal Museo del Bargello di Firenze) e dal testo di Paolo Giovio, "Elogia virorum bellica virtute illustrium" (Basilea 1575), mentre il secondo sarà accostato al Crocifisso (1496-1498 circa) del Museo dell'Opera del Duomo di Prato.
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