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Butteri scompaiono, Alberese resiste

ALBERESE - Un mestiere antichissimo, a rischio estinzione. Una tradizione che si tramanda da secoli, ma che oggi fatica a trovare nuove leve pronte a portarla avanti. I butteri - i guardiani del bestiame a cavallo tipici del centro Italia - sono sempre meno e pochi i giovani che portano avanti questa professione, tanto affascinante quanto dura. A raccontarlo all'ANSA sono gli stessi butteri dell'ente pubblico Terre Regionali Toscane, una delle ultime realtà a puntare con convinzione su questa attività. Che resiste, quasi immutata nel tempo, ad Alberese, nel cuore della Maremma, tra mandrie di animali bradi, pineta, bosco e pascoli naturali.
    Qui sono quattro i 'mandriani' che lavorano in azienda, su un territorio di circa 4 mila ettari. Ogni giorno, in tutte le stagioni, sono incaricati di occuparsi di circa 500 bovini allo stato brado: tori e vacche maremmane. Abilissimi a cavallo e nella gestione degli animali, sorvegliano e curano il bestiame come accade da generazioni, portano avanti un tipo di allevamento libero e proprio per questo molto faticoso da gestire. A raccontare la loro giornata tipo, tra gioie e dolori del mestiere, è Stefano Pavin, 53 anni, 'capo-buttero': "La mattina partiamo alle 7 a cavallo fino a mezzogiorno e poi torniamo tre pomeriggi a settimana per altre mansioni. Io sono appassionato del mio lavoro, tanto che non lo definirei nemmeno tale, ma la verità è che è faticoso, non stacchi mai, pensi sempre all' animale che dovrà partorire, a quello che va curato. Questo dà soddisfazioni ma in questo periodo storico trovare personale che tutti i giorni monti a cavallo e segua vacche e tori non è semplice. Diversi alla fine vanno via. Qui abbiamo cambiato almeno una quindicina di persone in 20 anni". Una dinamica confermata anche dal responsabile del settore zootecnico, Alessandro Zampieri: "Che io sappia siamo rimasti solo noi a farlo tutti i giorni, come una volta. Esistono altre realtà, diverse nel Lazio, in cui ci sono butteri che lavorano con il bestiame, ma non in maniera così intensiva. E' un mestiere che riesci a fare solo con passione, solo se riesci a sopportare sacrifici. Superato questo ostacolo te lo cuci addosso per tutta la vita".
    Questa piccola comunità, che vive di terra e di sudore, seguendo il ciclo delle stagioni, di recente è stata al centro di un documentario, 'Gli Ultimi Butteri', diretto da Walter Bencini. Anche il New York Times nel 2011 gli ha dedicato un articolo. La sintesi migliore è nelle parole di Pavin: "Il buttero c'è perché c'è la vacca maremmana, quindi in via di estinzione sono le vacche ma anche i butteri, è legato. Speriamo che aumentino, altrimenti...".
    A non essere ancora scemata in questo angolo di Toscana è la tradizione culturale dei butteri (antico mestiere inserito dalla Regione tra quelli a rischio scomparsa). Questa viene portata avanti da associazioni che organizzano spettacoli a cavallo anche fuori dai confini regionali e appassionati. Luca Merelli è uno di loro, architetto e buttero per passione: "Butteri e vacche fanno parte del nostro paesaggio - dice Merelli - Non è il mio mestiere ma cerco in ogni modo di farlo. I giovani che si avvicinano a questo mestiere in Toscana man mano diminuiscono, perché forse i ragazzi di oggi sentono meno il legame che noi abbiamo sentito verso la nostra terra".
   

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