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?War is over, l'arte e le guerre che non finiscono

RAVENNA - Una guerra finisce ma non finiscono le guerre. Richiede impegno e attenzione alle connessioni tra i lavori di autori molto diversi tra loro la mostra "?War is over.
    Arte e conflitti tra mito e contemporaneità" che il Museo di Arte di Ravenna propone dal 6 ottobre al 13 gennaio 2019.
    Guerre, dunque, ma lo sguardo si allarga a scontri, contese, barriere e muri che si alzano, per indurre lo spettatore a riflettere. I curatori Angela Tecce e Maurizio Tarantino hanno scelto di non seguire un criterio storico, privilegiando "la strada più difficile di far parlare le opere" ordinandole seguendo assonanze, contrasti armonie e disarmonie. Sessanta tra quadri, istallazioni, video di grande impatto scorrono nei tre piani del Mar. Tra i nomi spiccano Kounellis, Christo, Boetti, Kiefer, Paladino, Rauschenberg, Tato, Marinetti, Abramovic, Wharol, Pascali, Fabre, Picasso.
    "E' stato un lavoro appassionante per definire i confini della rassegna scegliendo artisti testimoni molto sensibili del nostro tempo - ha detto Angela Tecce, responsabile del servizio Periferie Urbane della Direzione generale Arte e architettura del ministero -. Le opere non documentano la guerra ma afferiscono al tema del conflitto, dei confini rigidi, delle divisioni. Gli artisti sono compagni di strada". La mostra si articola su tre filoni: Vecchi e nuovi miti, sulle ideologie che in passato sono state spesso alla base di conflitti, o sulle mitologie che ne sono derivate; Teatri di guerra, Frontiere e confini, che affronta la rilettura data dagli artisti delle immagini di guerra; infine Esercizi di libertà, su ciò che l'arte può dire sul futuro come spazio di creatività. Un posto particolare ha la statua sepolcrale del Guerriero di Guidarello Guidarelli per la quale Ravenna ha una devozione popolare, una opera di morte che è anche simbolo di vita perché venerata dalle donne desiderose di avere figli. Interessante sarà confrontarsi con una delle opere più complesse, un video di Michal Rovner, israeliana di Tel Aviv, artista molto tecnica che lavora in studio le sue riprese sgranandole. "Il punto di partenza è il conflitto connaturato all'essere umano. Da qui abbiamo costruito la mostra di arte contemporanea con incursioni nell'antico, dall'Iliade fino al Maestro Yoda di Guerre Stellari" ha spiegato Tarantino, che del Mar è direttore.
    La mostra propone un punto di vista diverso sul tema: il contrario della guerra non è la pace ma il dialogo, il conflitto dominato, la dialettica. E cerca la risposta mostrando come gli artisti abbiamo affrontato l'argomento. Dalla propaganda bellico-futurista di Marinetti ("Sola igiene del mondo") a De Chirico che con I gladiatori, 1922, rilegge la violenza della guerra con il filtro di una classicità depurata ed eterna.
    Picasso con l'opera in mostra Jeux des pages, 1951, riflette sui disastri della guerra come fece nel 1937 con Guernica. 
   

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