VENEZIA - Un "viaggio nel tempo e nello spazio" alla scoperta della "rivoluzione" della rappresentazione umana attraverso statuette dalle accentuate caratteristiche sessuali femminili, la "Grande Madre", e poi dai tratti geometrici o sempre più "realistiche" nelle forme, girovagando tra il 4.000 e il 2.000 avanti Cristo e dall'estremo occidente della Spagna all'oriente della civiltà dell'Indo, con l'area mediterranea e del Medio Oriente a fare da "cinghia di trasmissione" tra mondi e civiltà lontane.
L'avventura umana "della traduzione visiva, attraverso singolari opere scultoree - ricorda Inti Ligabue, facendo riferimento anche ai grandi quesiti umani su vita, morte, il dopo o il potere -, delle concezioni metafisiche elaborate dall'uomo in un'epoca di grande transizione e sconvolgente evoluzione della società", è affidata alla mostra "Idoli. Il potere dell'immagine", a Venezia, a cura di Annie Caubet e realizzata dalla Fondazione Ligabue, fino al 20 gennaio prossimo (catalogo Skira).
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