NEW YORK - Uno dei grandi del Novecento italiano, Fausto Melotti torna a New York con i suoi "Sette Savi". L'occasione e' la mostra "Citta' Deserta" da Houser & Wirth, una delle grandi gallerie di Chelsea sotto la High Line che tre anni fa aveva gia' presentato Melotti al pubblico newyorchese nella sua sede Uptown. Il direttore della Fondazione Melotti, Edoardo Gnemmi, ha collocato le sette sculture giganti su un piedistallo che evoca il "Grande Cretto" di Alberto Burri, il paesaggio concettualizzato nel 1981 in memoria della cittadina siciliana di Gibellina distrutta dal terremoto: una sorta di enigmatico spazio teatrale che pone l'opera di Melotti nel contesto degli altri giganti dell'arte italiana del Novecento come Giorgio De Chirico. La mostra include anche ceramiche e sculture in ottone. Nel "Canal Grande" del 1963 i palazzi di terracotta dipinta, refrattario, ottone e plastiche di recupero si specchiano sul metallo dell'acqua. Il disegno "Citta' Deserta" del 1955 da cui prende il titolo la mostra e' un raro autoritratto di Melotti come figura solitaria che attraversa un paesaggio urbano desolato, All'ingresso, "Le Torri della Citta' Invisibile" del 1976 sono ispirate a Italo Calvino secondo cui le sculture di Melotti erano la sintesi di cosa avrebbero dovuto essere le metropoli: "Citta' su trampoli, citta' reti di ragno". "Citta' Deserta" presenta anche oltre 40 ceramiche create in reazione al dolore, il trauma e la disperazione che affollavano la mente dell'artista dopo la Seconda Guerra Mondiale. I bombardamenti che avevano distrutto il suo studio di Milano alterarono la sua visione artistica precipitando una rottura letterale e simbolica nella ricerca dell'astrazione. Il risultato fu un ritorno al figurativo attraverso le ceramiche policrome e i "Teatrini". Scultore, pittore, ceramista, scrittore, ma anche grande grande appassionato di musica, Melotti è stato uno delle figure chiave dell'arte dello scorso secolo. Memorabile la retrospettiva del 1981 a Forte Belvedere a Firenze in occasione della quale Calvino scrisse "Gli effimeri", un testo dedicato all'opera omonima che così descrive: "Una partitura d'ideogrammi senza peso come insetti acquatici che sembrano volteggiare su di una spalliera d'ottone schermata da un filo di garza". Firenze, Roma, Venezia ma anche New York, Londra, Zurigo, Francoforte e Parigi gli dedicarono ampie mostre personali e collettive. Melotti mori' a Milano il 22 giugno 1986 e nello stesso mese la 42° Biennale di Arti Visive di Venezia gli conferì il Leone d'oro alla memoria.