ROMA - Il nostro primo obiettivo? Combattere l'illegalità nel turismo. Lo ha detto il ministro Gian Marco Centinaio presenziando alla riunione di giunta di Federalberghi durante la quale ha ricevuto dal presidente degli albergatori Bernabò Bocca un rapporto sulla 'shadow hospitality'. "Stiamo lavorando - ricorda - a un progetto per fornire un codice identificativo per le strutture ricettive e contrastare tutte le pratiche che stanno inutilmente danneggiando l'industria turistica del nostro Paese e contraendo le possibilità di sviluppo dei nostri territori e delle destinazioni".
"Quello del turismo è uno dei tasti su cui il Governo vuole premere. L'Italia dal punto di vista turistico ha tutte le carte in regola per diventare la California d'Europa. Occorre dotare il Paese delle infrastrutture, lavorare sul piano della sburocratizzazione e sul piano della promozione all'estero" ha proseguito Centinaio. "Se vogliamo avere un turismo più efficiente, bisogna migliorare le infrastrutture. La criticità primaria per lo sviluppo di destinazioni su ampio raggio nel nostro Paese è la 'raggiungibilità' delle destinazioni stesse. Nell'ambito della mobilità turistica bisogna quindi lavorare assieme a tutti i soggetti coinvolti, primo tra tutti il MiT. Proprio per questo il 9 ottobre prossimo si riunirà a Roma un tavolo ministeriale sul Turismo, in modo da mettere a punto una posizione unitaria tra tutti i ministeri coinvolti, per aprire poi un confronto serio e forte in Europa sui diversi temi che la parola turismo comporta" ha concluso il ministro.
"E' urgente un intervento per disciplinare la giungla delle locazioni brevi" ha detto il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. "Abbiamo censito le strutture parallele che vendono camere in rete - chiede Bocca - e mettiamo questo elenco a disposizione di tutte le amministrazioni nazionali e territoriali, nonché delle autorità investigative competenti, che desiderano fare luce sul fenomeno. Venga istituito con urgenza il registro nazionale degli alloggi turistici".
"Dall'analisi delle inserzioni presenti sul principale portale - afferma il presidente degli albergatori italiani - emergono 4 grandi bugie che smascherano la favoletta del gestore che accoglie l'ospite in casa propria. E cioè non è vero che si tratta di forme integrative del reddito ma sono attività economiche a tutti gli effetti: il 62,22% sono pubblicati da persone che amministrano più alloggi. Poi non non si condivide l'esperienza con il titolare: il 76,88% si riferisce all'affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Non è vero che si tratta di attività occasionali: il 64,58% si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l'anno. Infine non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c'è carenza di offerta: gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città".
"A causa di questa narrazione fraudolenta - sottolinea - il consumatore è ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un'esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato. Si pone inoltre con tutta evidenza un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. Né può essere sottaciuta la responsabilità delle piattaforme online, che adottano una posizione pilatesca e fanno finta di non vedere o addirittura incoraggiano e proteggono il traffico sospetto che transita attraverso i propri canali". "I nostri competitor si sono mossi da tempo, per contrastare le degenerazioni della sharing economy nel turismo. Anche l'Italia deve fare la sua parte, dettando regole ed istituendo controlli volti ad azzerare l'illegalità in uno dei settori tra i più importanti per l'economia del Paese" dice Bocca.
"Ad agosto 2018 - emerge dal rapporto sulla 'shadow hospitality' - erano disponibili su Airbnb 397.314 alloggi italiani, con una crescita esponenziale che non accenna a fermarsi (174.528 alloggi in più rispetto ad agosto 2016, cioè un +78,34%). Le strutture extralberghiere di natura analoga censite dall'Istat in Italia sono 113.538. Si può pertanto certificare ufficialmente l'esistenza di almeno 280.000 alloggi che sfuggono ad ogni controllo".
"A più di un anno dall'entrata in vigore della norma che ha previsto l'applicazione di una tassazione agevolata per le locazioni brevi, - dice il presidente degli albergatori Bernabò Bocca - sono ancora una netta minoranza gli intermediari che applicano la cosiddetta cedolare secca e comunicano i dati all'Agenzia delle Entrate. L'entità del danno provocato alle casse dello Stato è notevole".
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