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Sui luoghi di Tex Willer per i suoi 70 anni

TEXAS - E’ il 30 settembre il giorno del compleanno di Tex Willer, l’eroe di uno dei fumetti italiani più conosciuti e longevi. Ideato da Giovanni Luigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galleppini, in arte Galep, il giustiziere solitario e paladino dei deboli, che combatte i nemici a suon di cazzotti e revolverate, è un ranger del Texas e capo delle tribù dei Navajos. Dai modi spicci, con l’inseparabile cavallo Dinamite e la colt a sei colpi lotta contro trafficanti, ribelli e banditi e precorre i tempi multietnici sposando Lilith, figlia del capo Navajo di cui guiderà la tribù col nome di “Aquila della Notte”. Le sue avventure e quelle dei suoi compagni – il “pard” Kit Carson, il figlio Kit e il guerriero navajo Tiger Jack - sono ambientate nel selvaggio West e l’anniversario della nascita del fumetto, oggi pubblicato da Sergio Bonelli Editore, è un’occasione per seguirne le tracce dall’Utah all’Arizona fino al Nevada, tra canyon, praterie e riserve indiane.

La Monument Valley, cuore delle tribù indiane dei Navajo, è lo scenario più usato per ambientare il fumetto, ispirato dal celebre film western Ombre Rosse di John Ford, girato nel 1939. Situata a cavallo tra l’Arizona e lo Utah, la spettacolare regione regala i caratteristici paesaggi dell’immaginario western con rocce monolitiche modellate dalla pioggia e dal vento, i cactus e i tumbleweeds, i piccoli cespugli di sterpaglie che rotolano sulle strade polverose fino a scomparire. E’ la terra delle praterie sconfinate, dei deserti rossi e soprattutto è la patria dei Navajos, popolazione indiana quasi interamente sterminata dai bianchi nel secolo scorso. Oggi poche tribù di nativi vivono d’artigianato all’interno del Monument Valley Navajo Tribal Park, a nord di Kayenta, all’incrocio tra le strade 163 e 160, racchiuse tra i canyon e protetti dai ranger che dall’alba al tramonto accompagnano i visitatori a scoprire i loro villaggi come Betatakin e Keet Seel. Qui lavorano i turchesi estratti dalle miniere di Arizona, New Mexico e Colorado e producono collane, orecchini e bracciali. Il parco, oltre agli hogan, le capanne rotonde di fango degli indiani, ospita meraviglie naturali come il Totem Pole, le Mitten, e i canyon Spider Rock e Shiprock.
Nel cuore del West quella dei Navajos non è l’unica tribù nativa americana: gli Hopi, che in lingua indiana significa “popolo pacifico” vivono nella Mesa Nera, nel nord-est dell’Arizona, in case a ridosso di pendii rocciosi, riconoscibili in molte strisce di Tex Willer. Oggi la tribù, amica dell’eroe dei fumetti, vive di agricoltura e artigianato e spesso trasforma le proprie tradizioni, tra cui le famose danze propiziatorie e spirituali katsinam, a mere manifestazioni turistiche.

Nella squadrata frontiera tra Arizona, Utah, Colorado e New Mexico, dove sono ambientate le avventure di Tex, c’è la maggiore concentrazione di canyon del mondo. E’ impossibile non restarne stregati, ma tra tutti merita una visita l’Arches National Park, sui cui archi di pietra Tex affronta spesso i suoi nemici. Il parco è nello Stato dello Utah, al confine del fiume Colorado, ed è un immenso deserto di roccia rossa, punteggiato da picchi di pietra arenaria che sembrano sfidare le leggi di gravità e da 88 grandi finestre scavate nella roccia, insieme ad architravi, guglie, volte, torri e portali dalle forme più strane. Di fronte sorge Canyonlands, un altro vasto parco protetto con gole scavate nella pietra calcarea dal fiume Colorado. Anche qui tra i canyon si trovano bizzarre formazioni rocciose e gole da cui, memori della cinematografia western, pare di scorgere gruppi di indiani a cavallo e diligenze che corrono lungo le strette strade rocciose. Questi scenari ritornano sempre nei fumetti di Tex Willer così come nei classici film di John Ford che proprio qui nel 1950 girò Rio Bravo con il leggendario John Wayne e, sei anni più tardi, alcune scene del film Sentieri selvaggi, epopea di Ethan, interpretato sempre dall’attore-cow boy John Wayne. Più recente, e sempre memorabile, è la scena girata da Ridley Scott per il finale del film Thelma e Louise, quando l’auto delle due protagoniste si lancia nell’ansa a ferro di cavallo del fiume.

Sempre nello Utah, ma di dimensioni più piccole, è il Bryce Canyon Park con migliaia di pinnacoli che cambiano colore a ogni ora: da visitare preferibilmente a cavallo, vi si accede da un villaggio che replica perfettamente quelli cinematografici del Far West con tanto di saloon, come quelli dove Tex Willer gioca a poker. Non lontano c’è lo Zion National Park che protegge un ambiente unico dove si incontrano imponenti formazioni rocciose e profonde gole modellate dalla forza del vento e delle acque del Virgin River. Si visita con un bus-navetta o a cavallo e soprattutto è un’ottima palestra naturale per chi ama arrampicarsi.
Protagonista assoluto delle strisce di Tex e di chi ama gli sperduti e desertici paesaggi statunitensi del selvaggio West è il Gran Canyon, il più famoso e grande al mondo. E’ un’immensa e suggestiva gola creata dal fiume Colorado, lunga 446 chilometri e profonda fino a 1.600 metri; si trova in Arizona all’interno dell’omonimo parco nazionale, il più visitato degli Stati Uniti, ed è frequentato da migliaia di persone che amano fare trekking e altre attività sportive e vedere dall’alto la bellissima gola erosa dall’acqua. Lo spettacolo è davvero unico e lo si può godere in elicottero o anche solo avvicinandosi a piedi, sul versante meridionale, e guardando in basso, verso il centro della terra dove i colori, dal nero al rosso e all’ocra, cambiano a ogni ora. Un trenino a vapore, animato da comparse in costume d’epoca, porta ogni giorno i visitatori da William al Grand Canyon in due ore e mezza di viaggio. Lungo il tragitto dello storico treno, sempre affollato, sembra di rivivere le avventure di Tex, che si lanciava dal suo cavallo sul treno in corsa per castigare i banditi.
Per scoprire i più bei parchi americani- sono 53 di cui 17 solo nello Utah - e organizzare le visite: www.nps.gov

Per chi, invece, non potesse volare fino negli Us, sui luoghi di Tex Willer, può recarsi alla mostra “TEX. 70 anni di un mito” che il museo della Permanente di Milano organizza dal 2 ottobre al 27 gennaio 2019. Per maggiori informazioni: www.tex70lamostra.it

 

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