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A Padova Gauguin e Impressionisti

PADOVA - "Paul Gauguin e gli Impressionisti", a Palazzo Zabarella, a Padova, fino al 27 gennaio, offre l'occasione di compiere un "viaggio" nell'arte francese dagli albori del movimento destinato a rivoluzionare il modo di "vedere" la natura fino all'avventura gauguiniana a Tahiti, ma anche di seguire le sorti di un banchiere-filantropo danese, Wilhelm Hansen e della moglie Henny, che in due anni, dal 1916 al 1918, riuscì a creare quella che un suo collega collezionista svedese, Klas Fahraeus, descrisse allora come "la migliore collezione impressionista al mondo".

Attraverso una sessantina di dipinti, suddivisi in nove sezioni, l'esposizione intende illustrare la "vicenda collezionistica" di Hansen, segnata dal coinvolgimento di amici facoltosi nella costituzione di un consorzio per acquistare opere dalla collezione Degas, ma anche dalle difficoltà legate alla bancarotta di una banca che lo portarono a vendere molti quadri per poi in parte ricomprarli assieme ad altri capolavori qualche anno dopo. Una passione per l'arte francese, maturata attraverso diversi soggiorni di lavoro a Parigi, che è all'origine della Collezione Ordrupgaard - oggi museo d'arte statale poco fuori Copenaghen - da cui provengono le opere.

La mostra, curata da Anne-Birgitte Fonsmark e Ferenando Mazzocca e organizzata da Ordrupgaard e Fondazione Bano (catalogo Marsilio), muove da una sorta di omaggio a Dante e alla sua Divina Commedia, con due dipinti di Ingres e Delacroix, nella sezione dedicata ai temi storici, per subito inoltrarsi seguendo il filo sottile del "paesaggio", della progressiva trasformazione del modo di vedere la natura, dalle opere di Corot o Coubert, per passare alla scuola di Barbizon e alla nascita dell'Impressionismo (Dupré, Sisley) e poi al "trionfo dell'impressione", con Monet, e "alla pittura della vita moderna", dove accanto agli orti e ai giardini ci sono gli scorci cittadini presi dalle finestre degli hotel, di Pissarro. Le ultime sale vanno oltre il movimento, per dare spazio a Cezanne e a Degas, o affrontare "il fascino dell'universo femminile" con dipinti di Manet, Renoir e Berthe Morisot. A chiudere, una sequenza di otto lavori di Gauguin e un "omaggio" alla poesia della natura morta, con tre dipinti a firma Manet, Redon e Matisse. Il sindaco di Padova, Sergio Giordani, ha parlato di una "mostra a livello europeo".

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