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Grande Brera: ecco la nuova Pinacoteca, 'un luogo vivo'

MILANO - "Devo imparare di più sui ritmi dell'Italia", ammette il direttore di Brera James Bradburne, senza nascondere la frustrazione per i ritardi che fanno slittare ancora l'inaugurazione di palazzo Citterio, mentre la Pinacoteca oggi festeggia la fine del percorso di riallestimento, con la ristrutturazione delle ultime sale, la 37 e la 38, dedicate all'arte dell'Ottocento.

    Il riallestimento è anche l'occasione per l'apertura al pubblico del VII dialogo "Attorno a Ingres e Hayez. Sguardi diversi sulle donne di metà Ottocento", a cura di Isabella Marelli, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, che vede un capolavoro della Pinacoteca, 'Ritratto di Teresa Manzoni Stampa Borri' di Hayez a confronto con tre opere ospiti: il 'Ritratto di Madame Gonse' di Jean-Auguste-Dominique Ingres del Musèe Ingres di Montauban, il 'Ritratto di Selene Taccioli Ruga' di Francesco Hayez e il busto in gesso di Lorenzo Bartolini 'Ritratto di Anna Maria Virginia Buoni Bartolini', entrambi provenienti da collezioni private. In occasione del VII dialogo sono anche state restaurate due tele di Hayez: l'Autoritratto del 1848 e il Ritratto di Alessandro Manzoni del 1841.

    A completare la ristrutturazione, l'apertura del Caffè Fernanda, dedicato alla grande direttrice Fernanda Wittgens, che fece risorgere il museo nel dopoguerra. Come la Bottega Brera nel cortile, così il Caffè, collocato nell'ex ingresso principale, costituirà parte integrante della Pinacoteca. Il locale espone opere d'arte della collezione di Brera, come la Conversione del Duca d'Aquitania di Pietro Damini (1619) e Le tre Grazie, eseguito da Bertel Thorvaldsen nel 1826, ma anche due prestiti da due collezionisti privati: il busto di Fernanda Wittgens di Marino Marini e il ritratto eseguito da Attilio Rossi. Le didascalie delle opere sono riportate sul menù, che include piatti scelti per il loro legame con la collezione della Pinacoteca, come il Carpaccio.

    Per quanto riguarda palazzo Citterio, invece, verrà inaugurato "quando avrò la certezza di poter mettere i quadri in sicurezza, a questo punto potremmo contare un anno, un anno e mezzo, ma ora - sottolinea Bradburne - non posso mettere un quadro lì dentro. Non possiamo intervenire prima che sia pronto.

    Sento una frustrazione ma vivo nella speranza. Stiamo aspettando le condizioni, non sono polemico, abbiamo una collaborazione con la Soprintendenza: loro aspettano di consegnare il palazzo a noi e anche noi non vediamo l'ora di aprire". Per Bradburne "potrebbe essere gennaio ma solo quando vedrò tutti i certificati che mi dicono che c'è un clima stabile, un piano antincendio, che mi dicono che è tutto fatto, allora firmeremo la consegna definitiva, ora - spiega - abbiamo preso una consegna provvisoria e abbiamo notato delle lacune che devono essere corrette". Il palazzo, che dista appena 150 metri, offrirà nuovi spazi per i depositi della Pinacoteca, per laboratori didattici e di restauro, e, soprattutto, per le collezioni di arte moderna del museo.

    L'invito a fare presto viene anche dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala: "dobbiamo accelerare su Palazzo Citterio. Purtroppo siamo un po' in ritardo, cerchiamo di recuperare, è un passaggio importante cui guardo con attenzione, in particolare all'allargamento degli spazi dell'accademia a scalo Farini". Per il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, per 'Brera modern' e palazzo Citterio "dobbiamo aspettare i movimenti dell'Accademia, concordare tempi e modalità, e comunque è la prima tappa di un cantiere continuo". L'idea, comunque, è di proseguire nella direzione impressa da Bradburne, "perché un museo deve essere un posto vivo e non un deposito".

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