CAGLIARI - Un viaggio psichedelico tra ritmi ossessivi, suoni, colori, movimenti sincronizzati come in un gigantesco videoclip. Ancora, videoproiezioni stavolta digitali, videographic, pittura, cartoons, citazioni cinematografiche e letterarie, suggestioni create dai sintetizzatori, in piena atmosfera anni 80. Rivive 36 anni dopo sul palco del Teatro Massimo di Cagliari "Tango glaciale - Reloaded" spettacolo cult firmato dal regista napoletano Mario Martone, che nel 1979 diede vita alla significativa esperienza di Falso Movimento. La performance 'di tendenza', in pieno stile postmoderno, con una drammaturgia che fa dialogare tecnologia e linguaggi dell'arte - danza, teatro, arti visive, musica con sonorità pop, punk, new wave e dintorni - ieri sera ha ancora una volta affascinato la platea, per il cartellone di AutunnoDanza in collaborazione con Sardegna Teatro. Si è chiuso tra gli applausi e sulle note di Libertango con la voce di Grace Jones il 'remake' teatrale riproposto nel fedele riallestimento a cura di Anna Redi e Raffaele Di Florio.
In scena per 60 minuti stavolta tre giovani danz-attori, Jozef Gjura, Giulia Odetto e Filippo Porro. Si aggirano e agiscono tra dodici ambienti di una casa disegnati dalle elaborazioni videografiche di Alessandro Papa, con gli interventi pittorici/design di Lino Fiorito e le ambientazioni grafiche/cartoons di Daniele Bigliardo. Non doveva essere una operazione nostalgia nelle intenzioni dichiarate ma in sala gli spettatori erano per lo più i 'ragazzi' e le 'ragazze' degli anni 80, il pubblico di allora, quando la pièce segnò una rivoluzione nella sperimentazione teatrale italiana. Se "Tango Glaciale" ha letteralmente conquistato il pubblico giovane, l'operazione Reloaded ha diviso la platea. Valentina Follo, designer: "Uno spettacolo godibile ma l'impatto visivo non mi ha restituito la stessa bellezza e carica espressiva di quella mitica prima cagliaritana a Villa Asquer nell'82". Massimo Antonucci: "L'ho rivisto volentieri e plaudo all'operazione di riallestimento, ma sapeva un po' di déjà vu". Francesca Serra: "Ero curiosa di vedere l'effetto che fa. L'ho trovato ancora attualissimo, 36 anni dopo mi ha ancora una volta affascinato e stupito". Laura Carta: "Imperdibile e modernissimo".