ROMA - Uno strumento "per provare a entrare nel mistero dell'umano": è sempre stata questo la macchina fotografica per Lisetta Carmi, fotografa genovese, 94 anni, di cui il Museo di Roma in Trastevere documenta la straordinaria vita umana e professionale in una grande antologica, la prima organizzata nella Capitale, allestita dal 20 ottobre al 3 marzo. A condurre come un filo invisibile il visitatore nel percorso c'è quello sguardo sincero e partecipe che in 20 anni dedicati alla fotografia ha sempre guidato i passi dall'artista: dal titolo "Lisetta Carmi. La bellezza della verità", la mostra delinea in 170 scatti, di cui alcuni inediti, il ritratto di una donna che ha precorso i tempi, e che ha rivolto la sua attenzione (dopo aver lei stessa subito la discriminazione in quanto ebrea) verso gli umili, i diversi, i poveri, gli emarginati per dare loro voce e provare a comprendere la complessità della realtà.
Un'artista anticonvenzionale e libera quindi, la cui modernità appare evidente soprattutto nel metodo di lavoro: la Carmi non osservava mai il mondo in modo casuale ma sempre seguendo progetti e storie. Come accade nei tre nuclei di lavori concepiti per dare vita ad altrettante pubblicazioni: in Metropolitan (il libro, del 1965, è presentato al pubblico per la prima volta), le immagini immortalano attimi della metropolitana di Parigi accompagnando al testo Instantanés di Alain Robbe-Grillet; nel reportage I Travestiti (1972) la fotografa riflette sul tema della diversità sessuale, documentando la vita di una comunità del centro storico di Genova e dimostrando che "non esistono gli uomini e le donne, esistono gli esseri umani". Infine, Acque di Sicilia (1977), in cui, con il testo di Leonardo Sciascia, il paesaggio si fonde con il racconto degli abitanti dell'isola. In un allestimento rigoroso, che lascia alla perfezione delle inquadrature della Carmi tutto lo spazio per emergere, ecco una carrellata di volti e luoghi capaci di raccontare senza parole: dagli scatti sul porto di Genova a quelli sull'Italsider per denunciare le condizioni di lavoro degli operai al reportage su Piadena, alla ricerca delle radici contadine; dai viaggi in India, Israele, Pakistan, Afghanistan, Nepal, Messico, Colombia e Venezuela, per raccontare la dignità dei popoli di tutto il mondo all'incontro con Ezra Pound, fino ai ritratti di intellettuali e artisti, tra cui Lucio Fontana, Edoardo Sanguineti, Jacques Lacan.
Da non perdere, per la capacità di offrire al pubblico senza alcun filtro tutta la grandiosa e naturale bellezza della nascita, la sequenza di fotografie Il parto, realizzate nel 1968 all'Ospedale Galliera di Genova. "Per Lisetta Carmi la fotografia non ha fini estetici, è uno strumento per capire: le sue immagini sono perfette, ma lei non cerca mai la perfezione estetica, quanto l'empatia con ciò che fotografa", dice all'ANSA il curatore Giovanni Battista Martini, "il fatto che abbia abbandonato la fotografia negli anni '80, in un momento di grande attenzione per questo medium, ha fatto sì che forse non venisse considerata quanto avrebbe dovuto: ora ci si rende conto di quanto il suo lavoro abbia precorso i tempi".
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