Schivo, perfezionista, ossessionato dalla verità che gli impediva di venire a compromessi anche con la committenza, ma consapevole del suo enorme talento. Lorenzo Lotto (Venezia 1480- Loreto 1557) trovò nelle Marche uno dei suoi luoghi di elezione, sfuggendo alla marginalità cui volevano relegarlo grandi metropoli come Venezia e Roma e creando per questo territorio ancora in grado di apprezzarlo innumerevoli capolavori. Una mostra, "Lorenzo Lotto. Il richiamo delle Marche", curata da Enrico Maria Dal Pozzolo, ricostruisce a Palazzo Buonaccorsi di Macerata fino al 10 febbraio questo percorso, affiancandosi idealmente ad un'altra grande mostra di ritratti lotteschi al Prado di Madrid poi trasferita a Londra. Lo fa con 20 dipinti autografi, vari disegni di sua mano, tuti creati per le Marche e poi finiti altrove, assieme ad opere grafiche di grandi autori come Durer e Mantegna e tele allievi o contemporanei di Lotto: materiali giunti dai grandi musei di tutto il mondo e collegati a 25 capolavori lotteschi disseminati nel territorio (Ancona, Cingoli, Jesi, Loreto, Mogliano, Monte San Giusto, Recanati e Urbino) e contestualizzando la sua attività con manoscritti, volumi, globi e antiche mappe.
"Schernito da Tiziano - racconta Dal Pozzolo - ed ispirato da quell'impulso alla verità e alla non reiterazione della formula che lo portava nei ritratti a raffigurare il modello com'era e non come voleva apparire, Lotto fu apprezzato dai contemporanei ma anche colpito dall'insuccesso. Papa Giulio II nel Palazzo Apostolico fece cancellare le sue opere per sovrapporvi quelle di Raffaello, e anche dopo la morte Lotto conobbe un lungo oblio, da cui lo riscattarono in epoca moderna grandi storici dell'arte come Bernard Berenson e Roberto Longhi. Fu tuttavia un pittore straordinario capace, come nel Polittico di San Domenico di Recanati (1506) di sintetizzare in maniera unica e personale il meglio della scuola veneziana di Bellini e gli impulsi di Antonello da Messina e di Durer, per regalarci 25 anni dopo un capolavoro di drammaticità nella Crocifissione di Monte San Giusto". Ma anche nella stupenda tavola in mostra di Giuditta con la testa di Oloferne (1512), Lotto riesce a raccogliere l'eredità di Mantegna anticipando nel contempo le nuove forme seicentesche, mostrandoci nella Sacra Famiglia con Sant'Anna e San Gerolamo (1534) degli Uffizi, di recente restaurata, un'iconografia singolare che nella posizione dei personaggi diverge totalmente da quella codificata. In mostra anche inediti come Venere adornata dalle Grazie, di collezione privata, che dopo un restauro che ne ha rivelato sette strati di ridipintura appare completamente diversa da come la si era conosciuta, assieme alle tele da Berlino di San Cristoforo e San Sebastiano realizzate per la Chiesa di Castelplanio (Ancona) che vengono esposte per la prima volta in Italia. Come pure la Madonna delle Grazie, giunta dall'Ermitage di San Pietroburgo, il cui restauro ha consentito di scoprire tre putti prima invisibili.
Ad animare la discussione c'è anche il San Girolamo nello Studio che, dopo alcuni dubbi di attribuzione, si perse nei depositi dei Musei Civici di Bassano del Grappa ed oggi viene riproposto come opera giovanile dell'artista, fino all'emozionante affresco staccato del San Vincenzo Ferrer in Gloria, non visibile da tempo perché conservato nella Chiesa di San Domenico a Recanti colpita dal sisma del 2016. Infine lo splendido disegno della Deposizione di Cristo nel sepolcro del Louvre, forse l'ultimo, che ricorda Goya, realizzato da un Lotto ormai anziano che non ha più la forza di definire i dettagli, ma che colpisce per la sua umanità e accorata partecipazione, fino a quella cornice vuota che racchiudeva la Madonna di Osimo, rubata nel 1911 e mai ritrovata, che indica una ferita aperta in quel patrimonio disperso delle Marche (molte opere furono trasferite in epoca napoleonica o subirono altre vicissitudini) che la mostra si propone di ricostruire. L'esposizione è organizzata da Villaggio globale e promosso dalla Regione Marche, che sta puntando fortemente su turismo culturale, Comune di Macerata e Macerata Musei.