CASSINA DE' PECCHI (MILANO) - Nelle trincee del primo grande conflitto del Novecento non solo si sparava e si moriva. Lungo i camminamenti, tra i soldati c'era chi aveva un'arma in più per descrivere e affrontare la paura, la tensione, le privazioni.
Una matita o un carboncino, qualche colore, una punta per incidere, erano gli strumenti per dare forma ai sentimenti. A questi artisti in divisa nel centenario della fine di quella tragedia immane è dedicata la mostra "Cicatrici, le lacerazioni della Grande Guerra nelle opere riscoperte dei soldati", a cura della storica dell'arte Carol Morganti e dello scrittore Dario Malini, dal 4 novembre al 2 dicembre nel Museo dell'Arte in Ostaggio (Maio), a Cassina de' Pecchi, nel milanese. Cinquanta opere tra schizzi, disegni, oli, acquarelli, incisioni e litografie, raccontano i segni lasciati dalla "inutile strage", gli sfregi visibili e invisibili che hanno straziato corpi e menti dei giovani chiamati a combattere, il luoghi delle battaglie.
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