Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Segni svela un Ninfeo del II sec. a.C.

SEGNI - Il Ninfeo di Segni, databile tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., si svela alla cittadina della provincia di Roma che, dopo anni di lavori per portare a termine l’acquisizione e il restauro, può finalmente vantare la presenza di un pregiatissimo monumento tra le testimonianze di maggior interesse dell'architettura romana del tardo ellenismo. Risale infatti al Piano Restauri 2001-2003 dell’allora Provincia di Roma il finanziamento di 527 mila euro che ha consentito alla città di Segni di portare a termine il progetto di acquisto, recupero e valorizzazione della preziosa costruzione firmata dall’architetto Q. Mutius.

La fontana, composta da un piccolo ambiente con le pareti articolate da nicchie e da un’ampia vasca, è quasi perfettamente conservata, come anche la decorazione parietale: le nicchie sono trasformate in antri naturali da uno spesso intonaco arricchito di pietre pomici, mentre attorno al loro profilo corrono architetture disegnate da conchiglie e perline di “blu egiziano”. L'eccezionalità del monumento è data dalla presenza di una decorazione in mosaico rustico con la firma in lettere greche di Q. Mutius, probabilmente greco di nascita e appartenente a quella generazione di artisti che, venuta a Roma dalle regioni dell'oriente mediterraneo, contribuì in maniera decisiva al formarsi del nuovo linguaggio figurativo e architettonico della Roma del tardo ellenismo.

Il suo nome compare anche nei testi degli scrittori antichi: Vitruvio scrive che Mutius fu l’architetto incaricato dal grande Caio Mario di realizzare il tempio di Honos et Virtus da lui votato dopo la grande vittoria sui Cimbri e Teutoni che salvò Roma dalla prima invasione di barbari. Un documento, dunque, eccezionale, che mostra come la Segni dell’epoca, legata ai massimi circuiti politici, commerciali e culturali dell’epoca, abbia vissuto un irripetibile momento di splendore. In tale contesto, il Ninfeo è stato forse firmato perché “prototipo” di un genere architettonico destinato ad avere grande fortuna nell’intera storia dell’architettura.

Le operazioni di restauro e valorizzazione si sono concluse con la realizzazione di una teca protettiva per il monumento, progettata per consentire successive ricerche archeologiche sul sito, e con il collegamento del Ninfeo al percorso delle Mura ciclopiche della cittadina dei Monti Lepini, raggiungibile in un’ora dalla capitale. Un itinerario che vale certamente una gita fuori porta.

 

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia