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A Torino Van Dyck pittore di corte

TORINO - "Le sue opere sono un modo per entrare nel fastoso universo delle corti seicentesche scoprendo le ambizioni dei personaggi che le animavano e che si fecero ritrarre dalla 'gloria del mondo'" Carlo I d'Inghilterra, che lo accolse negli ultimi anni di vita quand'era al culmine della sua fama, amava definire così Antoon van Dyck. Al maestro fiammingo, che nel XVII secolo rivoluzionò l'arte del ritratto, è dedicata la mostra allestita dal 16 novembre al 17 marzo alla Galleria Sabauda di Torino.

Organizzata da Musei Reali di Torino e dal Gruppo Arthemisia, col patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino, 'Van Dyck pittore di corte' presenta 45 tele e 21 incisioni che coprono tutto l'arco della vita del pittore, dalla sua formazione alla collaborazione con Peter Paul Rubens, fino agli anni alla corte di Londra. Van Dyck legò la sua vita e la sua attività artistica alle principali corti d'Italia e d'Europa diventandone il pittore ufficiale e la mostra vuol far emergere questo esclusivo rapporto.

Caratterizzati da grande perfezione formale, ma anche naturalezza e spontaneità dei gesti, i suoi quadri sono un ritratto della classe dominante di quei tempi, da Emanuele Filiberto principe di Savoia, allo stesso Carlo I fino al ritratto, che conclude l'esposizione, di una Maria Stuarda bambina con lo sposo Guglielmo II principe d'Orange. Importanti sono anche le tele dedicate ai miti, tanto in voga in quei tempi, come Venere nella Fucina di Vulcano.

"Si tratta di un progetto nato più di un anno e mezzo fa - spiega la direttrice dei Musei Reali di Torino, Enrica Pagella - ideato partendo dalla valorizzazione di un nucleo di dipinti della Galleria Sabauda. Oltre alla rappresentazione dell'arte di un grandissimo artista c'è dunque in questa mostra la storia di come la famiglia reale sia riuscita a costruire un grande museo".

Le quattro sezioni della mostra si aprono con quella dedicata alla formazione del giovane artista e al suo rapporto con Rubens, di cui sono presenti alcune opere come Susanna e i vecchioni. La seconda sezione è invece dedicata all'attività di van Dyck in Italia, dove si affermò il suo nuovo modo di ritrarre e dove creò il suo linguaggio elegante grazie allo studio dell'arte del posto, in particolare di quella veneta e di Tiziano. Si passa poi agli anni di Anversa, alla corte dell'arciduchessa Isabella Clara Eugenia, dove prese il posto di Rubens. Tredici le opere di questo periodo in mostra alla Sabauda accanto a 8 incisioni. Infine l'ultima sezione è dedicata all'attività dell'artista alla corte di Carlo I dove rimase dal 1632 alla morte 9 anni più tardi. 

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