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A New York per una visita a casa di Louis Armstrong

NEW YORK - Nascosta tra le abitazioni working class del Queens, a New York, c’è una casa modesta, che venne acquistata nel 1943 da una donna (all’insaputa di suo marito) e che oggi è una meta di ‘pellegrinaggio’ per gli appassionati di musica jazz. L’ignaro proprietario di quell’immobile era Louis Armstrong, che in questa tranquilla villetta, per quasi metà della sua vita, coltivò passioni pubbliche (la musica e le frequentazioni con colleghi come Dizzy Gillespie), private (creò centinaia di collage artistici). Quella casa oggi è diventata il ‘Louis Armstrong House Museum’ e raccoglie praticamente l’intero mondo di ‘Satchmo’, come la sua celebre tromba o gli oggetti domestici che utilizzava di più. Da poche settimane, si può far visita a casa Armstrong anche virtualmente: grazie ad una donazione è stato digitalizzato e messo sul web a disposizione di tutti l’intero archivio multimediale lasciato dal musicista.

“Armstrong amava New York - spiega all’ANSA il direttore del museo Ricky D. Riccardi - venne qui per la prima volta nel 1924 e vi tornò nel 1929, quando divenne una star grazie ad uno spettacolo di Broadway. Quando morì fu sepolto nel Cimitero di Flushing, nel Queens, invece che a New Orleans, dove nacque. Ma fu sua moglie a voler trasformare la casa, che divenne monumento storico nel 1977, in un quel che è oggi”.

Quando venne inaugurato il museo? “Nel 2003, dopo un restauro costato 5 milioni di dollari”.

Come mai ‘Satchmo’ scelse di vivere in un distretto popolare come Corona, nel Queens? “In realtà fu sua moglie ad acquistare la casa, senza dirgli nulla. Lui all’inizio ne fu sconvolto, ma poi se ne innamorò e ci resto per tutta la vita. Nel ’64 disse candidamente a sua moglie: “qui stiamo con persone di colore, portoricani ed italiani, paghiamo le bollette, il frigo è pieno e non ci manca nulla. Perché mai dovremmo spostarci in un quartiere alla moda?”

Cosa si trova quando si entra a casa Armstrong? “Nessuno ha vissuto qui da quando Louis e Lucille non ci sono più, tutto è originale al 100%. Probabilmente l'oggetto più importante che troverete è la tromba di Louis ma chiunque visiti la casa adora passare del tempo nella sua cucina blu, in cui ‘Satchmo’ stava molto spesso, e nella mitica stanza dove intratteneva amici come Dizzy Gillespie e Bobby Hackett, che era anche il luogo dove registrava i suoi nastri a bobina, conservati tuttora qui”.

 

Il museo svela una passione sconosciuta del musicista: i collage. “Li iniziò a creare nei primi anni ’50, perché voleva "raccontare una piccola storia" con le immagini. Un po’ come faceva pubblicamente nel jazz, prendendo una canzone e improvvisando su di essa per raccontando una nuova storia”.

Da cosa sono costituite queste opere? “Da ritagli di giornale, fotografie, articoli di riviste e tutto ciò che aveva in giro. Di solito creava i suoi collage sulle scatole che contenevano i nastri a bobina: ne abbiamo ancora a centinaia”.

Grazie alla digitalizzazione, sul web ci si può perdere nello sterminato archivio del musicista. “Tutto è stato completamente digitalizzato ed è accessibile da chiunque a questo indirizzo: https://collections.louisarmstronghouse.org”.

Il Queens, dove sorge il museo, una zona non ancora molto conosciuta dal turismo di massa. Eppure ha molto da offrire. “Si, esatto. Basti pensare che la Lonely Planet, nel 2015, lo ha scelto come il primo luogo da vedere negli Stati Uniti. Il Queens è un quartiere molto vario, dove si mescolano molte etnie diverse e dove ci sono ristoranti deliziosi. Inoltre c’è il Queens Museum e il Flushing Meadows Corona Park, al cui interno sorgono gli impianti che ospitano gli U.S. Open di tennis e lo stadio dove giocano d’estate i New York Mets”.

INFO: https://www.louisarmstronghouse.org/

 

 

 

 

 

 

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