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De Chirico e Savinio, dioscuri dell'arte

PARMA - A Giorgio de Chirico (1888-1978) e Alberto Savinio (1891-1952), i 'Dioscuri' dell'arte del XX secolo, la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma) dedica la mostra 'Una mitologia moderna', dal 16 marzo al 30 giugno. L'esposizione - curata da Alice Ensabella, dell'università di Grenoble, e Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione - ricostruisce criticamente le fonti comuni dei fratelli De Chirico per metterne in evidenza affinità, contrasti e interpretazioni del fantastico universo che prende forma nelle loro traduzioni pittoriche, letterarie e teatrali. Sono oltre 150 le opere annunciate alla Villa dei Capolavori, tra dipinti e lavori grafici, in un percorso che, dalla nascita dell'avventura metafisica, si focalizza su un moderno ripensamento della mitologia e giunge alla ricca produzione per il teatro, documentata anche da bozzetti, figurini e costumi per l'opera lirica del Teatro alla Scala.
    "Sono l'uno la spiegazione dell'altro", scriveva Jean Cocteau dei due fratelli de Chirico. Vicinissimi nei primi passi delle rispettive carriere, de Chirico e Savinio lavorano a stretto contatto nei primi anni parigini. André Breton definiva il loro lavoro "indissociabile nello spirito": le visioni concepite da Giorgio in quegli anni trovano un corrispettivo letterario nella poetica del fratello. Nonostante il merito sia stato storicamente attribuito al genio di de Chirico, ad oggi è ormai riconosciuto il ruolo rivestito da Savinio nell'elaborazione dell'estetica metafisica. Entrambi fin da giovani dimostrano caratteri e approcci diversi alla pratica artistica: Savinio, figura poliedrica, nasce come musicista e compositore, diviene in seguito scrittore e approda alla pittura solo a 35 anni; de Chirico, dalla personalità più decisa e granitica, individua fin dall'adolescenza la sua strada nella pittura.
    Se le opere di entrambi sono caratterizzate da temi di interesse comune come il viaggio, il mistero del distacco, la struggente commozione del ritorno, gli interrogativi sulla condizione umana, il richiamo al mito, all'antico, le interpretazioni che i due fratelli ne forniscono non sono le stesse, approdando spesso a risultati stilisticamente e iconograficamente distanti. Più freddo, mentale e concettuale, de Chirico, anche dopo la grande stagione metafisica non rinuncerà a rappresentazioni ancora impregnate di enigmi, che caratterizzeranno i suoi paesaggi che richiamano ai miti dell'antichità, cavalli fra le rovine della civiltà greca, gladiatori in procinto di vivere o morire, autoritratti e ridondanti nature morte. Gioco e ironia sono invece i cardini intorno ai quali ruota l'estetica di Alberto Savinio che, a differenza del fratello, dimostra un'innata capacità di immettere nei silenzi metafisici la leggerezza dell'ironia, che si dispiega attraverso una visionarietà fantastica.
    Le opere provengono da importanti istituzioni tra cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, il Mart di Rovereto, la Fondazione Teatro alla Scala di Milano, il Fondo Ambiente Italiano, celebri collezioni quali la Collezione Barilla di Arte Moderna e gallerie da tempo impegnate nella valorizzazione dei due artisti. (ANSA).
   

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