ROMA - Cominciò quasi per gioco a modellare figure in ceramica subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. In pochi anni diventò lo scultore prediletto dalle stelle del cinema americano, dai grandi nomi della moda e del jet set internazionale. Lauren Bacall, Henry Fonda, Douglass Fairbanks jr erano tra i suoi ammiratori negli States. In Italia a richiedere i suoi lavori erano Alberto Sordi, gli stilisti Alberto Fabiani e Simonetta Colonna di Cesarò, la contessa Marina Cicogna. Andrea Spadini (1912-1983) fu scultore "fuori tempo" e anticonformista per la scelta di ispirarsi ai modelli della classicità, incurante delle mode e dell'influenza esercitata dalle avanguardie. Negli anni Sessanta, quando sulla scena dell'arte soffiava il vento dell'Informale, lui guardava al Seicento, e a Bernini in particolare. A portare l'artista romano all'attenzione del grande pubblico è, dal 19 marzo al 18 maggio, la mostra curata da Monica Cardarelli che nella sua Galleria del Laocoonte e in altre due sedi espositive nel cuore della Capitale ha riunito ottanta sculture - marmi, pietre di grandi dimensioni, bronzi, terrecotte, argenti e maioliche smaltate - e altrettanti disegni.
Andrea Spadini era figlio d'arte. Al padre Armando (1883-1925), pittore toscano famoso trasferitosi nella capitale, "rubò" negli anni dell'adolescenza i segreti del disegno e l'amore per i classici e i capolavori berniniani ammirati nella Galleria Borghese. Cominciò da giovanissimo a dedicarsi alla scultura a Firenze, alla scuola di Libero Andreotti. Fu poi assistente a Monza del grande Arturo Martini. Cominciò la sua carriera lavorando per l'E 42 e per il Padiglione Italiano dell'Esposizione Universale di New York del 1939. Durante la guerra fu sergente del Genio, entrò nella Resistenza e fu tra i difensori di Porta San Paolo il 10 settembre del 1943. Dopo la fine del conflitto si mise in mostra con i lavori realizzati a Villa Cicogna a Venezia. Irene Brin e Gaspero Del Corso lo invitarono a lavorare per la loro Galleria dell'Obelisco, in via Sistina. Con lo pseudonimo "Lo Spada" firmò obelischi in ceramica animati da mori, gatti e Pulcinella, opere che furono subito apprezzate dal pubblico e dalla clientela cosmopolita dello spazio espositivo.
Sul finire degli anni Cinquanta il suo nome si affermò nella cerchia dell'aristocrazia e della mondanità americana grazie al conte Lanfranco Rasponi che espose a New York le ceramiche dell'artista nella sua Galleria Sagittarius. Il conte aveva una passione maniacale per le scimmie, tanto da averne una addomesticata, e Spadini creò per lui una serie di ceramiche in cui le ritraeva in varie situazioni: ballerine, vanitose, in canoa. Da quel momento i vip e le star del cinema cominciarono ad appassionarsi alle sue opere. Nel 1960 Spadini firmò un contratto con Tiffany, che prese ad esporre nella sede prestigiosa della Quinta Strada ceramiche, bronzi e centrotavola in argento di stampo seicentesco, tutti pezzi unici. Oltre ai grandi attori, a commissionargli oggetti, fontane e statue per le loro residenze erano magnati, miliardari e nuovi ricchi americani. Nel 1965 il suo orologio musicale con figure animali, voluto dall'editore George Delacorte, venne collocato all'ingresso dello Zoo di Central Park, a Manhattan. Lo scultore era conosciuto nel bel mondo italiano, ma a far crescere le sue quotazioni fu senza dubbio la notorietà ottenuta negli States.
"Andrea Spadini era geniale, fantasioso e pieno di talento - dice Monica Cardarelli - ma è stato, soprattutto, capace di seguire coraggiosamente con risultati straordinari una propria strada nel momento in cui il mondo dell'arte era rivolto verso altre direzioni". La mostra, la seconda in venti anni dopo quella del 1989 alla Galleria de' Serpenti, si articola in tre sezioni. In via Margutta 53, nella sede della Galleria Apolloni (nelle sale create per essere gli studi di scultura di Palazzo Patrizi, dove Picasso abitò e lavorò nel 1917) sono esposte le sculture di grandi dimensioni e i loro disegni. In Via Monterone 13, nella Galleria del Laocoonte, la produzione giovanile con i marmi e i peperini che l'artista recuperava tra i ruderi di Roma sui quali dava il suo segno particolare lasciando le figure volutamente abbozzate "come se non di un'opera moderna si trattasse, ma di un reperto archeologico consunto o spezzato". Bronzi e ceramiche di dimensioni più contenute occupano lo spazio espositivo di via del Babuino 136. "Spadini era uno scultore assoluto, dall'oreficeria raffinatissima alle grandi opere in marmo - sottolinea Cardarelli -. Tutti gli oggetti in mostra sono di grande pregio non solo per la specifica bellezza ma anche per gli straordinari clienti e collezionisti che li hanno commissionati".
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