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Luce italiana su nomadi dell'Alto Egitto

(ANSA) - IL CAIRO, 25 MAR - L'antico Egitto, quello più profondo, non è fatto solo di piramidi e ieratici faraoni ma anche di semi-misteriose popolazioni nomadi che, come i migranti attuali, premevano alle porte meridionali del regno e sono state poi inghiottite dalla Storia lasciando però tracce che permettono di ricostruire parte della loro cultura. Emerge al Cairo in una conferenza tenuta da una nota archeologa italiana, Maria Carmela Gatto, sulle più recenti scoperte fatte in cimiteri e insediamenti di nomadi transitati nell'area di Assuan durante il Secondo Periodo Intermedio, fra i 1.800 e i 1.500 anni a.C. Si tratta di popolazioni della cultura detta "della tomba a padella" (pan-grave, in inglese), appellativo molto prosaico creato alla fine dell'800 da Flinders Petrie, sulla base delle forme circolari e basse dei tumuli in pietra che sormontavano le loro tombe. La Gatto è condirettrice insieme a Antonio Curci del progetto "Aswan-Kom Ombo Archaeological Project-AKAP" delle Università di Bologna e Yale.
   

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