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Mortali immortali, tra uomo e divino

ROMA - Il lungo scorrere dello Yangtze, il Fiume Azzurro, tracciato su una grande installazione dorata dalla forma ispirata a un dragone; l'imponente maschera bronzea con gli occhi e le orecchie sporgenti, unica nel suo genere, forse rappresentazione del fondatore dell'antico popolo Shu. E ancora, una moltitudine di preziose opere in bronzo, oro, giada e terracotta, databili dal II millennio a.C. fino al II secolo d.C., che ricostruiscono in uno straordinario viaggio temporale la vita sociale e l'anelito alla spiritualità della grande civiltà che abitò il sud ovest della Cina. Si apre il 26 marzo la mostra "Mortali Immortali, tesori del Sichuan nell'antica Cina", in programma ai Mercati di Traiano fino al 18 ottobre e a cura dell'archeologa e vice direttrice del Museo di Jinsha Wang Fang.

Dopo essere stata allestita a Napoli (al Mann, dove è rimasta fino all'11 marzo), l'esposizione approda a Roma in tempi record, quasi in concomitanza con il passaggio nella Capitale del presidente cinese Xi Jinping per la firma del memorandum d'intesa tra Italia e Cina sulla "Belt and Road Initiative". Con i suoi 130 reperti, a cui si aggiungono 15 nuovi prestiti, in arrivo dalla Cina probabilmente nel mese di maggio, la mostra presenta in modo grandioso i miti dell'archeologia cinese attraverso il racconto della civiltà del Sichuan sviluppatasi lungo il Fiume Azzurro: un patrimonio ancora sconosciuto qui in Italia, ma ricchissimo dal punto di vista storico, religioso e artistico.

Grazie a un allestimento ben studiato, che si compone di ricostruzioni digitali, foto, video e strumenti interattivi, le opere, rinvenute nei siti di Sanxingdui e Jinsha e provenienti da ben 8 musei cinesi, entrano in contatto con i reperti e il contesto monumentale dei Mercati di Traiano in modo suggestivo: accanto agli effetti scenografici, emergono connessioni e rimandi che legano l'antica Cina alla Roma imperiale, a ricercare le tracce di un passato diverso ma comune in più di un aspetto. Le statue e i vasi rituali, le maschere in bronzo, i pugnali, gli scettri d'oro, le scene di vita quotidiana, i tanti oggetti con i simboli del Sole e della Luna, accanto alla tigre e all'uccello, l'uso della giada come elemento che rimanda all'essenza stessa della vita, la raffinata produzione artigianale della dinastia Han, con i recipienti in legno laccato e i ritratti su mattone, compongono un percorso pieno di enigmi e simboli: una narrazione che offre al pubblico la visione del popolo Shu in merito alla vita e alla morte, la sua cultura religiosa e i riti, i costumi sociali, le trame commerciali.

Il progetto espositivo "rafforza i rapporti tra i due Paesi in seguito alla visita presidenziale", ha detto oggi il vice sindaco del Comune di Roma Luca Bergamo, sottolineando "la volontà di rimarcare con l'allestimento in un luogo come questo l'esistenza di percorsi paralleli tra la nostra cultura e quella cinese". Anche Wang Yi, Direttore Generale Ufficio del Patrimonio Culturale della Provincia del Sichuan, ha ribadito che questa è "la prima mostra che testimonia l'accordo tra Italia e Cina", aggiungendo che le opere esposte "provengono da una provincia, quella del Sichuan, che ha una popolazione di 80 milioni di persone che ora, grazie alle nuove rotte aeree disponibili per Roma, potranno più facilmente viaggiare".

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