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Sulle onde con la prima surfista iraniana della storia

TEHERAN - "I am the first Iranian who started surfing in my country", spiega Shahla Yasini, la prima surfista iraniana della storia, che sta guidando una piccola rivoluzione partita dalle onde di un piccolo villaggio tra il golfo dell'Oman e l'Oceano Indiano. Shahla ha solo 27 anni, è di Teheran, dove vive tutt'ora lavorando come diver professionista e dove, nel tempo libero, si allena nello skatepark locale o facendo snowboard sulle montagne intorno alla città (sì, in Iran ci sono molti 'spot' per praticare questo sport).

All'ANSA racconta come la passione per la tavola abbia spinto molte ragazze ad emanciparsi avvicinandosi al surf, poco conosciuto nel Paese e comunque fino ad allora a totale appannaggio maschile. “Sono stata la prima iraniana a fare surf nel mio Paese – spiega Shahla – e penso che il surf sia stato una rivoluzione per l'Iran, anche se tutto è iniziato per caso”. Come? “Grazie all'incontro fortuito con Easkey Britton (pro surfer irlandese, ndr) a casa di un mio amico, nel 2013. Easkey mi chiese semplicemente se volessi imparare a surfare ed io, molto curiosa, risposi di si. Prima di conoscerla non sapevo nemmeno si potesse fare surf qui”.

Poi cosa è successo? “Easkey è tornata in Iran per un documentario sul surf diretto dalla regista Marion Poizeau (il cui titolo è 'Into the Sea', ndr) e insieme abbiamo iniziato ad insegnare questo sport a molte donne, così come agli uomini che ce lo hanno chiesto. Senza fare distinzioni di genere, con loro ho percepito subito una forte connessione su alcuni aspetti comuni: il senso di libertà che si vive sulla tavola e l'energia della natura incontaminata di Chabahar, per me il luogo più bello dell'Iran a e l'unico dove si può surfare”.

Chabahar si trova a nord del Golfo di Oman e a sud della provincia del Sistan e del Baluchistan, ed è una città conosciuta soprattutto per il suo grande porto oceanico. Allontanandosi di pochi chilometri però la zona diventa un insospettabile paradiso per i surfisti. Lo 'spot' più vicino è la spiaggia di Darya Bozorg, conosciuta anche come 'Big Sea', insieme a Lakposht, a est, dove in acqua si trovano più tartarughe che esseri umani. E' però il piccolo villaggio di Ramin a offrire il miglior rapporto tra qualità del onde e la facile accessibilità alle spiagge. Ed è proprio per questa combinazione favorevole che Shahla e Easkey hanno creato qui la loro scuola di surf.

“Abbiamo creato questa scuola, ora gestita dal governo, e fin da subito abbiamo conosciuto molte donne entusiaste di questo sport. Certo – sottolinea Shahla - per le ragazze ci sono certamente alcune 'limitazioni' rispetto agli uomini, ma questo non ha fermato la loro passione”. Queste differenze sono evidente sin dall'abbigliamento utilizzato per surfare, perché “le donne devono coprire tutte le parti del corpo: l'hijab è obbligatorio in Iran”.

Pensi che questo aspetto possa venire attenuato in futuro? “Spero che le donne abbiano il diritto di scegliere liberamente il modo di vestire per il surf. E che possano mostrare le loro capacità di atlete nelle gare”. In Iran, infatti, esiste una squadra nazionale di surf dove le donne, per ora, non sono ammesse. “Purtroppo non abbiamo ancora una squadra femminile ma vorrei tanto che se ne istituisse una e stiamo lavorando sodo per raggiungere questo obiettivo”. Qualche cambiamento il lavoro di Shahla lo ha però già prodotto, almeno su scala locale: “grazie al surf in pochi anni ho visto molte trasformazioni nella provincia del Baluchistan. E questo mi fa sperare che il futuro sarà ancora migliore”. La rivoluzione pacifica delle surfiste con l’hijab è appena iniziata.

 

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