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Le giostre, un giro di nostalgia e futuro

 ROVIGO - Guardare una giostra è varcare la linea del tempo, specchiarsi nei bambini che in quel continuo girare in tondo sognano di domare cavalli, leoni e draghi, o di guidare auto da corsa, treni e aerei in un vortice magico fatto di velocità, luci colorate, musica. Momenti che le macchine del divertimento fanno riemergere dai ricordi sospesi dell' infanzia. Vertigine del movimento e nostalgia. È un invito a farsi prendere dalle emozioni la mostra "Giostre! Storie, immagini, giochi", che Palazzo Roverella a Rovigo ospita fino al 30 giugno. Il viaggio, curato da Roberta Valtorta, mette insieme dipinti di grandi artisti e immagini dei maestri della fotografia, pezzi di giostre d'epoca, modellini, giocattoli ispirati alle attrazioni del luna park.

    L'idea di un appuntamento del genere proprio a Rovigo non è casuale. A Bergantino, un comune poco distante di nemmeno tremila persone, c'è il Museo storico della giostra e dello Spettacolo popolare, che dal 1999 illustra una vera eccellenza italiana, l' antica abilità degli artigiani del paese a costruire giostre e a esportarle in tutto il mondo. Da lì vengono alcuni dei pezzi dell' esposizione come l'organetto a manovella di fine Ottocento, colonna sonora delle attrazioni in fiere e feste. Già l' assaggio è di alto livello con il Giacomo Balla prefuturista e il suo "Luna Park" parigino del 1900, in cui pochi tratti di colore restituiscono nel buio della notte le sagome illuminate delle giostre al di là delle ombre scure delle persone. Grandi manifesti degli anni Trenta raccontano di Sagre Padovane, attrazioni al lido di Milano, i parchi di divertimenti a Venezia e Torino. La scelta dei dipinti, curata da Mario Finazzi, riserva esempi suggestivi, dai Girovaghi del ferrarese Alberto Pisa (1905), a un Campigli del 1958, alla scena livornese rarefatta di Alberto Zampieri, ai più recenti Carousel di Paolo Ventura (2014) e 'La Giostra di Nina' di Valerio Berruti (2018).

Tra antichi cavalli di legno francesi e tedeschi, organi in legno e giostre in miniatura che entrano in azione a intervalli di tempo, la parte del leone è affidata alla fotografia. Ecco le stampe all' albumina color seppia di fine Ottocento di giostre a Parigi, Porto Said in Egitto, Genova, Milano, Somalia; i bianco e nero dei giganti dello scatto, Henri Cartier Bresson, David Seynour, Elliot Erwitt, Robert Doisneau. Le Giostre e i bambini di Paolo Monti negli anni Cinquanta, la serie Luna Park di Mario Cattaneo, e ancora Ferdinando Scianna, Uliano Lucas, Gabriele Basilico, gli sposi di Martin Parr che si baciano sul cavallo di una giostra in un centro commerciale di Minneapolis (1994), descrivono con le immagini di altri autori italiani e stranieri scene e scorci di un mondo allegro e malinconico, urbano e periferico, volti divertiti o quasi indifferenti. Tra tutti, spicca l' effetto suggestivo delle sagome sui seggiolini volanti "calcinculo" di Mario Giacomelli, ombre e persone che si sovrappongono nell' intreccio obliquo delle catenelle, e il trittico delle macchie di Colore e Movimento di John Batho del 1980. C' è spazio anche per un richiamo all' attualità, con l' installazione "La Giostra degli Asini" dell' artista inglese Stephen Wilks.

"Il tema dell' eterno girare qui si lega all' immigrazione antica e contemporanea - dice Alessia Vedova, della Fondazione Cassa di Risparmio Padova e Rovigo che ha promosso la mostra -. Gli asini, portati sulle spalle dagli scheletri, sono i migranti che non trovano una terra, costretti a questo continuo peregrinare". La mostra guarda al passato, all' epoca d' oro delle giostre classiche della fine dell' Ottocento e al suo revival nel dopoguerra, e prolunga il racconto fino ai moderni parchi giochi ipertecnologici, legando il fascino delle macchine del divertimento alla tema della ricaduta economica cruciale per il Polesine, e in particolare per Rovigo. Il 60% dell' indotto della zona viene proprio dalla produzione di giostre. I giostrai che anticamente giravano con i carretti nelle fiere e nelle feste di paese, nel corso del Novecento sono diventati capitani d'azienda. Oggi i dipendenti di queste realtà imprenditoriali sono ingegneri, tecnici e specialisti richiesti in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Sudamerica alla Corea del Nord.
   

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