Una storia di vampiri dal sapore classico per veicolare un messaggio attuale: il corretto uso degli antibiotici. Questa la strategia comunicativa adottata dalla campagna di sensibilizzazione “Antibiotici – La nostra difesa numero 1”, promossa dalla SITA - Società Italiana per la Terapia Antinfettiva - con Pro Format Comunicazione e resa possibile grazie al sostegno della società farmaceutica Merck & Co. con la consociata italiana MSD. Diffuso sul Web (il sito è http://www.antibioticilanostradifesa.it), lo spot “Il Supervampiro” , scritto e diretto da Daniele Barbiero, diffonde un messaggio socialmente utile di “istruzione sanitaria”. Protagonista, in veste di narratore, Ricky Tognazzi, che ancora una volta presta talento e professionalità ad importanti cause. Abbiamo raggiunto l’attore e regista milanese per saperne di più.
Lei interpreta spesso spot di cui è regista, ma in questa occasione si è affidato ad un giovane talento…
“Quando mi chiamano per operazioni del genere, a volte come regista altre come attore, passa in secondo piano il ruolo che mi viene offerto. In questo caso mi sono confrontato con un giovane talento, e c’è stato un vero scambio tra generazioni. Barbiero ha trovato una divertente metafora, creando il parallelismo tra batteri e superbatteri con i vampiri e supervampiri. L’abuso della cura - che nella nostra breve storia è l’aglio - rende vana la cura stessa; così come quando si assumono troppi antibiotici e nel modo sbagliato: il batterio si munisce e cresce.”
La riproposizione iconografica del vampiro vecchio stampo riesce a toccare in maniera più profonda le corde dello spettatore, rispetto ad altre immagini?
“Secondo me sì. La scelta iconografica del vampiro si ripropone ormai da più di cento anni ed è stata utilizzata spesso in letteratura, nel cinema e nel fumetto. Ogni autore ne ha fatto l’uso più opportuno, ma le sue caratteristiche fanno ormai parte della psiche di tutti e rimangono assolutamente riconoscibili: agisce di notte, è assetato di sangue e attacca donzelle sprovvedute. Per cui la sua figura viene assimilata al pericolo.”
Il messaggio in rete è più incisivo rispetto al semplice opuscolo informativo, o alla campagna più capillare, magari diffusa in tv? Quale la differenza tra i mezzi di comunicazione?
“Il nostro messaggio viaggia in rete in modo virale tramite cellulari e altre piattaforme. E’ una strategia comunicativa che sta andando per la maggiore e arriva ad un numero sempre più ampio di persone. In una seconda fase realizzeremo una versione da 30 secondi per la televisione, dove si raggiungerà una fetta di pubblico in maniera meno capillare ma più vasta. Televisione e Web sono ormai imprescindibili l’uno dall’altra. Non si può pensare di promuovere un messaggio, anche sanitario come il nostro, senza passare per ambedue i media.”
Lei ha sempre mostrato sensibilità per le cause sociali e civili, anche raccontando nei suoi film pagine drammatiche della nostra storia. Può spiegarci la differenza di potere comunicativo tra lo spot e un’opera cinematografica?
“Cinema e pubblicità divergono soprattutto nella durata. Ennio Flaiano, consegnando una sceneggiatura a Fellini, gli disse”‘scusa Federico, non ho avuto il tempo di farla più breve”. Il raggiungimento della sintesi è un lavoro molto tedioso e richiede parecchio impegno. L’esercizio di stile, nel caso di uno spot, è proprio riuscire a raccontare in brevissimo tempo un messaggio a volte complesso e importante, che deve rimanere impresso. Anche il cinema ha le stesse problematiche perché 100-200 minuti non bastano per raccontare la storia di un uomo e anche lì devi trovare una sintesi. L’esercizio è identico, ma si sviluppa in altro modo; l’equazione cambia.”
I DATI
L'impiego su larga scala (molto spesso inutile) dell’antibiotico ha provocato il fenomeno della cosiddetta "resistenza" batterica, per il quale gli stessi batteri "imparano" a neutralizzare l'antibiotico, rendendolo inefficace. Ciò avviene perché il batterio sviluppa meccanismi di interferenza verso uno o più passaggi fondamentali per l’azione del farmaco stesso, compresa la più importante: la penetrazione nella cellula batterica. La resistenza si distingue in intrinseca, in presenza di batteri naturalmente immuni a determinati antibiotici, e acquisita, dove la resistenza avviene in seguito a modificazioni genetiche. Questi i motivi per cui l’assunzione degli antibiotici in dose massiccia o inappropriata (per patologie a base virale) li rende inefficaci o dannosi. Massimo Andreoni, direttore dell’Unità Malattie Infettive al Policlinico Tor Vergata ed ex presidente SITA, ha dichiarato sul sito del “Corriere della sera” che in Italia le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici uccidono ogni anno tra le 10 e le 20 mila persone. Negli ospedali italiani il trattamento di pazienti con antibiotici supera la giusta percentuale, che dovrebbe oscillare tra il 25 e il 30%, arrivando al 45%. Tali malattie intra-ospedaliere o collegate all’assistenza colpiscono dal 7 al 10% dei pazienti ricoverati e causano decessi che oscillano tra i 4.500 e 7.000 circa. Secondo il rapporto “Review on Antimicrobial Resistance” pubblicato in Gran Bretagna nel maggio scorso, entro il 2050 le infezioni resistenti agli antibiotici uccideranno una persona ogni 3 secondi, causando 10 milioni di morti e superando il cancro come prima causa di mortalità al mondo. Poiché gli antibiotici efficaci contro i superbatteri non saranno sul mercato prima di 4-5 anni, nell’attesa è indispensabile adottare rigide misure precauzionali per contenere il diffondersi delle infezioni.
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