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Monica Vitti: comica, drammatica, grande. L'omaggio della Rai - VIDEO

Compie 90 anni Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, una delle più brave e belle attrici italiane. Alla «musa» di Michelangelo Antonioni, nata il 3 novembre a Roma, da padre romano e madre bolognese, la Rai dedicherà «Vitti d’arte, Vitti d’amore», un documentario di Fabrizio Corallo che andrà in onda venerdì 5 novembre alle 21.20 su Rai3. L’attrice dalla voce roca, sensuale, che l’ha resa famosa in Italia e all’estero, da piccola ha vissuto anche a Messina dove veniva chiamata 'sette vistinì (sette sottanine, in siciliano) perchè si vestiva a strati essendo freddolosa. Un soprannome che l’ha sempre accompagnata nella vita. A consigliarle di cambiare il nome di battesimo in Monica Vitti, fu Sergio Tofano, subito dopo essersi diplomata all’Accademia d’arte drammatica di Roma. Il grande lancio come attrice è opera di Antonioni con cui ebbe anche un lungo legame sentimentale. Il regista la volle come protagonista nella tetralogia della incomunicabilità lavorando così ne «L'avventura», «La notte» e l’"Eclisse".

E’ stata anche una brava doppiatrice. Ma poi, Mario Monicelli si convinse che la bella Monica Vitti poteva essere oltre a una brava attrice drammatica, anche una interprete di ruoli brillanti. Ed eccola, fantastica, nel celebre «La ragazza con la pistola», siciliana dalla lunga treccia nera, finita in Scozia in cerca dell’uomo che l’ha disonorata. Da quel momento in poi sono tantissimi i ruoli che Monica Vitti ha interpretato, e sempre con grande bravura, spaziando dalla commedia brillante, al genere drammatico. Una personalità, la sua, che le ha permesso di reggere il confronto con attori maschi del calibro di Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, considerati i «re» della commedia brillante. E’ stata anche in tv, Monica Vitti, dove fra le tante apparizioni, si ricordano quelle accanto a Raffaella Carrà e Mina in Milleluci, e nel «Il cilindro» di De Filippo. Nella sua lunga carriera ha vinto cinque David di Donatello, tre nastri d’argento, dodici globi d’oro, un ciak d’oro, un Leone d’oro alla carriera e tanti altri. Da molti anni si è ritirata dalle scene per ragioni personali e conduce una vita riservata con il marito. Grazie alle diverse interpretazioni, Monica Vitti, la ribelle, è diventata nel tempo una sorta di esempio per tante donne, un simbolo di emancipazione.
Il docu-film che le ha dedicato la Rai è stato presentato anche al festival del cinema di Roma.

«Una grande attrice portabandiera della dignità della donna», ha detto Corallo illustrando il docu-film che ripercorre la vita e la carriera dell’artista, antidiva per eccellenza dagli occhi magnetici, spiritosa, drammatica, con una verve innata. Il film documentario aspira a celebrarne il talento unico a partire dagli esordi teatrali, attraverso i primi film drammatici, che la videro diventare un’icona del cosiddetto cinema «impegnato», fino alla consacrazione a unica «mattatrice» della commedia all’italiana.
«Ho accettato con entusiasmo questo lavoro- ha detto all’Agi Corallo- avevo già realizzato opere su Melato, Gassman e altri. Fare un documentario su Monica Vitti è stato davvero un grande onore. E’ una attrice fantastica, ha saputo interpretare attraverso i ruoli, l’emancipazione della donna diventandone la portabandiera. E’ stato un lavoro intenso, frutto di ricerca di materiali, interviste e contatti. E’ una delle attrici più brillanti capace di dare grandi interpretazioni passando dai ruoli drammatici a quelli comici con disinvoltura. Ha sempre saputo evolversi e attraverso i film, si è fatta interprete di conquiste femminili. Chi le somiglia di più fra le attrici italiane? Sicuramente Paola Cortellesi - afferma Corallo- che con grande garbo dice sempre di non esserne degna anche se è bravissima. Ma è lei quella che davvero, le si avvicina di più anche come modo di essere».

«Vitti d’arte, Vitti d’amore» racconta i film, le collaborazioni, i legami sentimentali, la professionalità di una donna molto diversa da quella che spettatori e critica hanno amato e stimato sui set cinematografici e in palcoscenico, la cui leggenda sopravvive in una luce intatta agli occhi di un pubblico sconfinato che continua ad amarla incondizionatamente. Una donna con una attenzione quasi maniacale ai dettagli, insicura ma anche spavalda di fronte alla macchina da presa. Un’attrice che ha rappresentato, per le donne della sua epoca e delle epoche a venire, un esempio e un’aspirazione.

 

 

 

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